venerdì 30 settembre 2016

A volte ritornano (e, forse, restano)

 
                                                                photo by: Mitch Epstein


È incredibile come a volte le cose coincidano, si incastrino perfettamente e calzino a meraviglia, come un vestito che ritrovi in fondo all'armadio e un po' scettica vai ad indossare, davanti allo specchio, per poi sorprenderti vedendo che nonostante gli anni trascorsi ti sta ancora bene addosso.
Probabilmente era destino che questo blog nascesse venerdì trenta settembre, poiché senza averlo programmato mi ritrovo proprio oggi a rimetterci mano. È passato qualche anno, e sono cambiate alcune cose, una in particolare fondamentale per l'interesse di questo blog e degli innumerevoli lettori invisibili che sicuramente verseranno una lacrimuccia leggendo le righe seguenti. Questo blog infatti è nato da una mia idea, dal desiderio di parlare di moda, certo, possibilmente in maniera non stereotipata e limitante, ma soprattutto è nato dalla voglia di condividere questo spazio con la persona più importante della mia vita, la mia migliore amica, l'unica che mi capiva davvero e mi faceva ridere fino a sentire che mi mancava il respiro. Quella che mi aveva vista in fasce, con un occhio chiuso e uno aperto, già a scrutare il mondo diffidente, che avevo capito subito che aria tirava; quella che mi aveva insegnato le preghiere, nella sua fase cattolica stile Charlotte/Winona Ryder in Sirene, e poi mi aveva spiegato il significato del termine limonare, quando, finita la fase cattolica, era entrata nella fase più libertina, sempre stile Charlotte/Winona Ryder in Sirene. Lei era capace di essere profonda e di guidarmi nei meandri melmosi della mia adolescenza mai interrotta, illuminandomi con perle di saggezza e visioni del big picture, che a me da brava miope sfuggiva sempre; poi però era anche la cazzona che a trent'anni faceva colazione con le patatine e il gelato e mi chiedeva consiglio su come sopravvivere all'ennesimo amore sfumato. Non siamo sempre andate d'accordo, sette anni di differenza e caratteri distanti non giocavano a nostro favore, ma a un certo punto ci siamo incontrate: io ho smesso di essere per lei la mocciosetta viziata che l'aveva proiettata nel mondo adulto e sacrificato della sorella maggiore, io ho iniziato a sentirmi capita, notata, vista per quella che ero davvero. Così, alcuni anni fa, ho creato il blog mossa dalla convinzione che le sorelle costituissero un nucleo familiare invincibile e incorruttibile, una forza selvaggia, un'unione dai poteri quasi magici, sull'esempio di tante altre "sorelle famose" che erano riuscite a fare qualcosa perché erano insieme, perché non erano sole. E affrontare il mondo da sole, si sa, fa molta più paura. Purtroppo però tutta questa premessa si è sciolta, io e mia sorella non ci parliamo da qualche anno e non ci sono prospettive di recupero. Superato il dolore, stemperata l'amarezza, mi sono ritrovata a pensare che dopotutto il concetto di sorellanza si può estendere un po' di più, a tante, forse a tutte. (No vabbè, non esageriamo con 'ste forme all inclusive, che sono pur sempre una misantropa at heart, roba che Salinger al confronto è l'anima della festa). Sarebbe bello però creare una community, o meglio ancora una congrega, di sorelle, anche senza esserlo per sangue, ma perché ci sentiamo in qualche modo vicine, affini, e abbiamo voglia di condividere qualcosa (le coordinate iban anche, magari, se vi va...No, scusate, la povertà mi rende avida e sciocca). Mi piacerebbe parlare di tante cose, dei miei interessi, focalizzandomi soprattutto su moda, cinema, serie tv, letteratura, arte. Mi piacerebbe parlare di cosa mi fa arrabbiare, di cosa mi rattrista e di cosa mi rende felice, o meglio, non voglio che questo sia il diario della Silvia tredicenne, chiariamolo, però ogni tanto trapelerà qualcosa delle mie emozioni, e non mi dispiace lasciare un po' di spazio a questo. E mi piacerebbe parlare di voi, lettrici (e lettori) innumerevoli ed invisibili, sentire un po' cosa avete da dire, da raccontare, da portare come contributo alla discussione, un po' come in quelle cene tra amici in cui ognuno porta qualcosa. Io di solito il dessert, che poi in realtà è la cosa che mi viene peggio, perché cerco di fare dessert sani senza tutto che poi non piacciono a nessuno (nemmeno a me, ma non ditelo in giro). Ad ogni modo, non so bene cosa diventerà questo blog, se crescerà e diventerà effettivamente qualcosa, o se lo lascerò deperire in miseria e solitudine come faccio con le piante. Però per una volta voglio dargli una (seconda) possibilità.
Grazie di aver letto fino a qui,


Silvia