venerdì 23 dicembre 2016

10 insidie fashion natalizie (e relativi rimedi)



Che vogliate negarlo o ignorarlo, nelle prossime due settimane circa passerete tantissimo tempo a mangiare, in case diverse, in compagnia di persone diverse che pur spacciandosi per amici e familiari spesso voi non vorrete vedere. In situazioni d'emergenza come le feste natalizie bisogna ricevere tutto il supporto possibile, ecco i miei due cents.


10 insidie fashion natalizie (e relativi rimedi) :


1 - Vestirsi come la zia, o genericamente vestirsi uguali a un altro invitato

Cosa avranno poi tutti contro queste "zie"...Un po' come quando si dice "vestirsi da nonna" o, ancora peggio in quanto a delicatezza, "vestirsi da vecchia". Ci saranno pure zie/nonne/vecchie vestite bene! Certo che ci sono, ma noi non parleremo di loro. Parleremo di quelle zie (e nonne e vecchiette) che hanno fatto nascere il luogo comune, quelle vestite sbiadite, tristi, trasandate. Quelle che non abbinano nulla o abbinano troppo, quelle pazzoidi fuori controllo psichedeliche e quelle mansuete e remissive che giurano sulle calze color carne. Quelle che comunque amiamo e rispettiamo, ma alle quali non vogliamo somigliare. Per evitare il pericolo in agguato di vestirvi come loro, state alla larga da tutti gli eccessi, sia nel senso della stravaganza che nel senso della morigeratezza. Se tendete ad aggiungere troppe cose, togliete, se invece siete troppo spoglie, aggiungete qualche "addobbo". Per essere sicure di non trovarvi faccia a faccia con il vostro sosia (che sia un parente o meno) se siete in confidenza potete chiamarlo e sondare con fare circospetto il terreno su cosa ha intenzione di mettere per la serata. Se invece non siete in confidenza potete fingervi un lavoratore sottopagato di un call-center e chiamare per un generico sondaggio di opinione che verterà su domande del tipo: "Cosa ha intenzione di indossare la sera della Vigilia? E per il pranzo di Natale? No, guardi, Capodanno non mi interessa, che ho altri program...Che di quello si occupa un'altra mia collega". Se invece siete di quelle che fanno tutto all'ultimo minuto e vivono sul filo del rasoio e amano l'avventura, potete organizzare la cena/il pranzo delle feste da voi, servirvi di un marito/fidanzato/familiare/amico/figurante pagato profumatamente per aprire la porta e far accomodare gli invitati, e intanto voi dal piano superiore potete sbirciare il look di tutti i vostri commensali e andarvi a vestire veloci come saette e soddisfatte della vostra ineccepibile unicità.


Brenda e Kelly sempre grandi amiche (la foto è sgranata perché è degli anni '90 😄)

 

Samantha Jones prende tutto con ottimismo, anche l'essere vestita uguale a Miley Cyrus




2 - Vestirsi slutty

So che la tentazione è tanta, sarete stordite dall'ebbrezza delle feste, con le luci, lo spumante, il tempo libero, i ricordi che riaffiorano, l'alcool per farli affogare, il tipo che vi piace che magari casualmente è tra gli invitati (e non perché avete pressato amici/familiari/estranei assoldati e profumatamente pagati per averlo lì). E, per carità, lungi da me dirvi che non potete vestirvi slutty se siete maggiorenni e consapevoli di ciò che fate. Mi sento però in dovere di ricordarvi che potreste avere a che fare in queste feste con diversi parenti bigotti e deboli di cuore (o maniaci come lo zio di Bridget Jones). A voi la scelta, da me appoggiata, di fregarvene delle conseguenze che il vostro outfit potrebbe suscitare tra queste persone, ma se siete timide di natura che cercano di allargare gli orizzonti e accorciare l'orlo delle gonne, magari il momento migliore per sperimentare non è la cena della Vigilia coi parenti spaccaballe. Idem se non avete assolutamente voglia di ricevere e gestire occhiatacce, bisbiglìi, infarti, colpi apoplettici, risatine, reazioni inconsulte di gente sopra i 60 o sotto i 20. So che il principio dev'essere: "vestirsi come ci pare e fregarsene degli altri", lo credo davvero, ma a volte uno deve mettere in conto che ci saranno delle reazioni, e se non si sente psicologicamente pronto per affrontarle, agire di conseguenza e limitare i danni (disse la ragazza che passò l'intero pranzo di Santo Stefano a tirarsi giù il tubino anni '60 coi dettagli in pelle abbinato agli stivali alti al ginocchio).



 

Mean Girls




3 - Morire di freddo

Uno dei rischi impliciti, tra l'altro, nel "vestirsi slutty" del punto due. Anche qui l'ebbrezza natalizia e l'ebbrezza alcolica vi faranno credere di essere più forti di quello che siete. Non lo fate. Non pensate di poter uscire a dicembre senza collant, o di dimenticare la cuffia di lana perché vi rovina l'acconciatura, o di indugiare in scollature e tessuti in polyestere che non vi basterebbero nemmeno a ferragosto. Prima di uscire prendete il cappotto, non il pareo. E nemmeno la giacca di pelle, che è notoriamente per le mezze stagioni, a meno che non sia imbottita di montone (e allora è approvata).
Sciarpe, guanti, cappelli sono d'obbligo, sceglierli carini sarà una vostra responsabilità, un dovere e una sfida genere Santo Graal. Ma non rinunciate, non cedete, e soprattutto, non vi ammalate!


 









4 - Morire di caldo

Ricordate che spesso le cene e i pranzi natalizi si tengono in case agevolmente riscaldate (a meno che non siate da mia madre, che in nome della difesa ambientale e delle vampate di calore sono circa quindici anni che ci fa vivere senza termosifoni nonostante sia dicembre, o gennaio, o febbraio). In situazioni di generica sanità mentale, comunque, le persone a dicembre accendono i termo a una temperatura ragionevolmente confortevole. Perciò se sapete che passerete la maggior parte del tempo tra domestiche mura riscaldate, non optate per il maglione di pura pecora fatto a maglia da vostra madre (soprattutto evitate quelli che fa a maglia mia madre, che sono l'equivalente nella maglieria dei vecchi assorbenti Lines spessi come materassi che ci fanno sempre pensare: "Ma come facevano le donne prima?"). Lasciate nell' armadio anche le mutande di lana, gli scaldamuscoli, le lenti a contatto in pile. E non pensate neanche per un momento di presentarvi con gli Ugg, che sono inutili e orrendi oggi tanto quanto lo erano nel 2004.


La classe non è UGG
 
 
Infagottarsi fino a dissimulare la vostra identità è eccessivo, e comunque i parenti vi riconosceranno come Argo con Ulisse, non si scampa ai parenti




5 - Morire di imbarazzo

Sapete di cosa sto parlando. Avete visto Il diario di Bridget Jones, vero? Sapete tutto dei maglioni con le renne, giusto? Ebbene, a Natale si torna un po' bambini (almeno quelli di noi che lo sono mai stati, a volte incontro gente che secondo me è nata in giacca, cravatta e ventiquattr'ore) ed è facile indugiare in vecchi vezzi e infantili piaceri. Il latte coi biscotti (che sarebbe poi la mia risposta alla domanda: "Cosa mangeresti se dovessi mangiare la stessa cosa per il resto della tua vita?), i marshmallow abbrustoliti sul fuoco scoppiettante del camino (se siete di cultura angloamericana, o se siete dei poser, perché dai, chi mai si è sbruciacchiato i marshmallow quand'era piccolo qui in Italia?); poi ci viene voglia di guardare i vecchi film e i cartoni Disney che ci facevano sognare e di cui ancora sappiamo le canzoni a memoria, di giocare ad antichi giochi da tavolo che ancora aspettano che finiamo la partita iniziata ventisei anni prima. Siamo quasi tentati di scrivere una letterina a Babbo Natale, anche se tra un paio d'anni facciamo trent'anni, e anzi, soprattutto per quello abbiamo bisogno di qualcosa in questo mondo desolante che sia ancora magico (e gratis). In questo clima di beata indulgenza e beato stordimento infantile sarà un attimo indossare un outfit head to toe cozy e imbarazzante. Della serie "coperta con le mani", per intenderci. Penserete che il maglioncino peloso con le renne che fanno l'albero di Natale non sta male con i leggings di peluche che al posto delle tasche hanno omini di zenzero e sulla patta un pupazzo di neve parlante (per farlo parlare basterà tirare giù la cerniera, a forma di carota). Per quanto, anche qui, io non abbia niente di personale contro chi decide di vestirsi come un muppet o una bambina di cinque anni sotto anfetamine, ricordatevi che sarete in pubblico, un pubblico esigente e scassaballe come quello dei parenti, degli amici dei parenti, dei conoscenti degli amici dei parenti. E poi c'è anche quello che vi piace, ricordate, quello che avete attratto lì con i riti vodoo, le telefonate a pioggia a parenti di cui non sapevate neppure il nome, e i viaggi della speranza a Lourdes. Se volete presentarvi comunque in pigiama, piagnucolando: "Ma il mio pigiama ha gli orsetti che vanno sulla slitta e sorseggiano eggnog!", avrete la mia stima, ma non la mia emulazione. Come dire: ognuno per la sua strada. (Disse quella che ha passato metà dei Natali passati con i vestiti di casa slargoni del fratello, i maglioni rossi e bianchi fatti in casa dalla madre, e a volte, desolatamente, il pigiama).


Marc Darcy avrà pure il maglione con la renna, ma Bridget non è messa meglio
 
 
 

Ti presento i miei, ovvero quando devi rispondere a domande invadenti e scortesi sulla tua vita, il tuo lavoro, e devi farlo in pigiama 




6 - Avere l'outfit distrutto a metà cenone

Questi rendez-vous natalizi sono pieni di pericolosi invitati al di sotto dei dieci anni che scorrazzano impazziti per casa, esaltati dalle lucine colorate dell'albero, dall'eccitante attesa di Babbo Natale, da quella gioia cieca che abita il cuore dei bimbetti a Natale. Queste creature sono temibili, e voi lo sapete bene. Non fatevi intortare dai loro faccini imberbi e dalle vocette stridule, che loro useranno contro di voi per avere ciò che vogliono, ricordatevelo sempre. Se potete, fate di tutto per non sedervi accanto a loro, sono ancora poco civilizzati riguardo allo stare a tavola e potrebbero rovesciarvi addosso qualunque cosa (liquidi, solidi, gassosi), danneggiando forse irreparabilmente il vostro vestito; e poi non potrete neppure arrabbiarvi, perché, si sa, "sono bambini, non l'hanno fatto apposta". (Ci sono anche i delinquenti che lo faranno apposta, tra l'altro). Ora, tenuti a debita distanza i bambini, bisogna dire che non sarete comunque al sicuro, perché gli incidenti capitano. E anche i migliori e quelli idonei al voto possono rischiare di urtare il calice del vino e macchiarvi il vestito, inciampare sul nulla e rovesciarvi l'aperitivo addosso, impazzire e cominciare una battaglia di cibo che vi bersaglierà indebitamente. Soluzione? Vestitevi interamente di latex e vernice, che respingono i liquidi (ocio però al punto due). Oppure chiedete alla padrona di casa un grembiule in prestito per proteggervi. Probabilmente però sarà un grembiule orrendo, dunque portatevi un grembiule figo da casa, e non toglietevelo fino a quando tutti i generi alimentari e gli umani sotto i 12 anni non siano stati allontanati. Ricordatevi poi di non offrirvi mai di aiutare in cucina: oltre a mettere in discussione le perfette abilità della padrona di casa, mettereste seriamente a rischio il vostro outfit. Tenetevi egualmente alla larga da comunelle di uomini che vogliono accendere i fuochi d'artificio fai da te e, possibilmente, ma sarà dura, da gente ubriaca.


La neve nel cuore






7 - Essere negligenti sulla biancheria intima

Sappiamo quanto indossare qualcosa di bello e con cui ci sentiamo a nostro agio ci faccia star bene anche se non si tratta di qualcosa di visibile a tutti. E se ancora non lo sapete, provate, oppure aspettate qualche anno e questa verità sarà dimostrata scientificamente, con prove, trials and errors, gruppi di controllo e tutto il resto. Ne accennavo anche qui (non dovete leggere tutto che poi vi addormentate, scorrete giù fino a quando c'è Rory che non trova la sua biancheria). Per le feste i negozi di intimo si riempiono di completini adorabili, accattivanti, eleganti, troieggianti...Candidi come fiocchi di neve o rossi come le labbra sporche di rossetto del ragazzo che avete appena baciato sotto il vischio. Insomma, c'è solo l'imbarazzo della scelta. Ma voi non lasciatevi imbarazzare, scegliete! Sceglietene uno imbottito o senza ferretto, con lo slip a vita alta o a vita bassa, una culotte o un perizoma (no vi prego, il perizoma no, è urendo), di pizzo o di seta. Curate l'abbigliamento intimo e vi sentirete subito meglio, sia che la vigilia prenda una piega inaspettata e libertina, sia che restiate otto ore inchiodate al tavolo coi parenti e col vostro piccolo segreto su cosa indossate lì sotto.


Sto scherzando!
 
 


 


 





Qui naturalmente sono seria 






8 - Sbagliare scarpe

Come non bisogna sottovalutare il potere della mutanda giusta (e del reggiseno abbinato), così non bisogna ignorare il potere delle scarpe. Questo è un noto faux pas per quanto mi riguarda, perché se fosse per me vorrei avere un solo paio di scarpe che andasse bene con tutto. Non ho mai amato fare shopping di scarpe (andate a prendere le acquasantiere per far uscire il demonio da me, me lo merito); le cose sono migliorate da quando vanno di moda le scarpe maschili: stringate basse, derby o Oxford, mocassini, slip on, stivaletti e stivali senza tacco. Sì insomma, ho problemi con le scarpe da donna. Invecch...Crescendo mi rendo conto però che le scarpe fanno l'outfit tanto quanto il resto, non sono solo "quelle cose con la suola che ci mettiamo per non prenderci la tbc". Sceglietele dunque con cura, quali che siano i vostri gusti. Occhio al tacco se non ci sapete camminare (anche qui, non è il caso di esercitarsi in un luogo pubblico e affollato di parenti), non indossate scarpe nuove per la prima volta (dovete camminarci qualche volta per risultare naturali nell'incedere), soprattutto se si tratta di tacchi estremi o modelli particolari.


                           Le Armadillo Shoes di Alexander McQueen                         
 



Quest'anno in particolare potete sbizzarrirvi con scarpe lucide di vernice senza sentirvi troppo Dorothy del Mago di Oz .







9 - Sbagliare trucco e/o pettinatura

Siete arrivate quasi alla fine, avete il vostro vestito o abbinamento preferito addosso, scivolare in chiusura sarebbe davvero un peccato. Una regola secondo me sempre valida è ragionare in maniera complessiva e non specifica, guardare l'insieme e non il dettaglio. Un trucco potrebbe essere di per sé ben fatto e bello da vedere, ma potrebbe stonare con l'outfit che avete deciso di indossare. Bisogna calibrare un po' le cose, pensare appunto mettendo in relazione ogni parte con l'altra, per arrivare a un "tutto" che sia equilibrato e sensato. Semplificando avete due scelte: assecondare il look che avete scelto, oppure "sdrammatizzarlo" inserendo un elemento di contrasto. Esempio: avete deciso di vestirvi da bamboline natalizie, con vestitino in velluto (grande trend), fiocchetti ovunque, mary jane ai piedi? Potete accordare trucco e pettinatura e farvi dei boccoli con due ciocche fermate da un fiocco sulla testa, ciglia finte e tanto mascara sugli occhi, labbra rosate, fard rosato steso a pomelli. Oppure potete decidere di smorzare un po' il look (il rischio del total look è avvicinarsi al travestitismo) e decidere di piastrarvi i capelli (niente treccine e codini), e fare uno smokey scuro non troppo pesante, un trucco leggero sul viso, niente faccia di cera o occhi da bambola. Ad ogni modo, tenete sempre a mente le vostre caratteristiche fisiche e cosa vi sta davvero bene, un criterio importante nella moda e ancora di più secondo me per trucco&parrucco. Più sono personalizzati più vi sentirete "voi stesse" e a vostro agio. Fate delle prove prima della cena o della festa in questione, e se non vi vedete bene provate qualcos'altro. Oggi grazie al dio Internet è più facile sapere come truccarsi e pettinarsi, poiché ci sono tutorial per tutti/e. Ma lei, perlomeno in Italia, è stata la prima...





10 - Essere perfette (ma prive di ogni spirito natalizio, o anche solo spirito)

Avete pensato a tutto, calcolato e ponderato ogni scelta, letto guide inutili o preziose su blog e riviste, siete riuscite ad ottenere un risultato che fa gongolare di gioia le voi stesse tredicenni che pensavano che non sareste mai riuscite ad essere così perfette. Ad ogni specchio o superficie riflettente (anche lo sportello del forno, ehi ma cosa ci fate in cucina, vi ho detto di starci alla larga!) vi rimirate soddisfatte con un ghigno di puro trionfo. Siete impeccabili.

Ehi, ma perché non mangiate? Non prendete nemmeno i cappelletti in brodo che ha fatto vostra nonna? Avete paura che il rossetto non regga? E perché adesso non rispondete a vostro nipote di otto anni che vi chiede di giocare con lui a Indovina chi? Ok, è vero, vi ho detto di tenervi lontane dai bambini, ma era solo se ci fossero state in giro pietanze pericolose...Adesso potete anche...Ehi, aspettate, avete appena fermato il ragazzo che vi piace e che vi stava baciando con passione, perché non volete che vi sciupi i capelli??!! No ragazze, non ci siamo, qui c'è bisogno che vi ricordi della regola aurea, la regola numero 10. La perfezione è l'inizio dell'autodistruzione (Abed, Community). Se "essere perfette" significa andare in paranoia su tutto, concentrarvi solo su voi stesse, dimenticarvi che siete lì per festeggiare e celebrare qualcosa al di là del vostro trucco e del vostro outfit (cose di cui pure essere contente, perché vi ci siete impegnate : ) ) allora tutte queste regole e le altre mille che leggerete ovunque non saranno servite a niente. Non risparmiate i sorrisi sinceri, le risate sguaiate, o le lacrime, per paura delle rughe o del mascara che cola. Non reprimete i vostri istinti, anche se sono sciocchi e vi dicono di inginocchiarvi per terra a giocare con i nipotini che hanno appena imparato a camminare. Non rinunciate a una fetta di pandoro, per paura degli zuccheri (che un po' comunque dovrebbero far paura!) o dello zucchero a velo che sporcherà il vostro vestitino di velluto.
Non rinunciate all'amore dei vostri cari, anche se è imperfetto.







Buon Natale Sorelle e Sorellastre!




Silvia

venerdì 9 dicembre 2016

Le Sorellastre VS Le Commesse - I°round



Non ho mai avuto un buon rapporto con le commesse. Penso sia un sottoinsieme del diagramma di Eulero-Venn secondo il quale non ho mai avuto un buon rapporto con gli esseri umani. Ma le commesse presentano delle specificità: spesso sono finte, innanzi tutto, e questo già mina il tipo di rapporto che io e loro potremo mai avere, perché l'ipocrisia è una di quelle cose che mi provocano rash cutanei e conati di vomito. Non dico certo che dovrebbero essere sgarbate, ma perché non possono essere sinceramente gentili? Invece sono tutto un miagolare e fare le fusa e leccarti il cxxo finché c'è in ballo una qualche trattativa. Poi se tu decidi di non comprare una cosa (ed è un tuo sacrosanto diritto!) loro improvvisamente lasciano scivolare la maschera: cambiano voce, espressione, cancellano ogni tipo di interesse per te profuso fino ad allora con pazienza e amorevole cura. Abbassano gli occhi, non ti guardano più in faccia, diventano schive e sostenute. Questo per quanto riguarda "Le Ipocrite".


Carole Lombard esprime perfettamente come mi sento quando ho a che fare con "Le Ipocrite" e il loro repentino smascheramento
 
 

Ci sono poi quelle che mettono le cose in chiaro da subito, non perdono neanche tempo ed energia a farti le manfrine e a coccolarti e a vezzeggiarti, ma si dimostrano subito ciò che sono: "Le Stronze". Sono quelle che ti squadrano dall'alto in basso quando entri nel loro negozio, quelle che ti trattano a scarpe in faccia, quelle che ti odiano e vogliono che tu lo sappia. Di solito sono le proprietarie a prendersi queste "libertà", oppure si tratta di commesse, genericamente, che soffrono di una pericolosa sindrome da marchio di lusso: esse infatti si identificano con i vestiti che vendono, e più questi sono di marche "rinomate", più loro si sentono gonfie di autostima e in diritto di trattarti come l'ultima delle merde.

"Le Stronze"
 

Ma il mondo è vario, non dobbiamo dimenticarci di citare "Le Apatiche", ovvero quello ignare di avere un negozio o incredibilmente indifferenti al riguardo (potremmo anche chiamarle "Le Ignoranti", poiché ignorano, ma mi sembrava un termine troppo forte. E se ve lo state chiedendo, no, "Le Stronze" al contrario va bene, perché quelle sono proprio stronze). Queste commesse ignare vagano per il loro appartamento, ops, volevo dire negozio, senza mai curarsi della tua presenza, dedicandoti la stessa cura che dedichi alla pianta grassa del salotto, quella che sai si annaffierà da sola e vivrà in beata autonomia per i prossimi cent'anni. Sono le classiche del: "Se c'è, è esposto". Se ti rivolgi a loro, sgranano gli occhi spaventate o fanno spallucce. Non diranno mai cose azzardate come: "Prego, certo, si figuri, ci mancherebbe, salve, arrivederci" (tratto che hanno in comune con "Le Stronze", che però a volte, subdolamente, usano pure queste formule ma con tono stronzo). E se le chiami al telefono rispondono sempre e solo: "Pronto?", a volte pure scocciate, senza mai dire il nome del negozio. Che io dico, come ti è venuto in mente di aprire un negozio?


"Le Apatiche"


Mi rendo conto che il lavoro di commessa è faticoso, non solo per le tante ore in piedi e per il ruolo subordinato (che purtroppo, a volte, autorizza chi è "al comando" a trattarti senza il minimo residuo di umanità), ma anche e soprattutto perché devi interagire continuamente con tante persone diverse e assecondarle, e sorridere. Se anche uno ti sta sulle scatole, sorridi. Se anche si rivolge a te chiamandoti: "cosa" o "ehi tu" o "donna", sorridi. Se ti fa tirare fuori venti maglioni e dopo cinque secondi te li fa rimettere tutti a posto, sorridi. È un lavoro che richiede grande pazienza e grande equilibrio mentale: devi essere disponibile, ma non appiccicosa, aiutare e consigliare ma senza essere invadente, esserci insomma quando i clienti hanno bisogno di te, ma non stargli sempre alle calcagna e col fiato sul collo.

Se dovessi farlo io, dopo cinque minuti impazzirei. Probabilmente verrebbero fuori tutte le mie affinità con Daria, dell'omonimo cartone, e dopo una settimana mi tirerei fuori o mi farebbero fuori. Non sono brava a dissimulare il mio disprezzo per le persone che mi stanno antipatiche (e non sono poche, purtroppo), né sono brava con i numeri (darei resti ad minchiam e manderei in tilt la cassa) e non sono di "bella presenza". Anzi, per metterla giù bene, non sono "una ragazza giovane, dinamica, di bella presenza con un buono standing", come recitano certi annunci di lavoro del settore.




O al massimo potrei esercitarmi a sorridere:


 Sheldon, The Big Bang Theory
 

Detto questo, in giro ci sono delle commesse che hanno spinto molti all'alcolismo e all' e-commerce. In questa rubrica che inauguro oggi racconterò le mie esperienze peggiori, o migliori, se viste nell'ottica di una blog exploitation , che ho avuto negli anni, e continuo ad avere, con Le Commesse. Questo perché anni di sofferenza e rabbia non possono andare sprecati, non possono finire tutti nei miei ricordi e fare di me la persona triste, sfiduciata, arrabbiata che sono ora. Tanta sofferenza e rabbia devono servire a qualcosa, devono servire a voi altri, per rendere anche la vostra vita triste, sfiduciata e arrabbiata, o, forse, per ridere insieme delle assurdità, delle follie e delle incazzature quotidiane.


Disclaimer. Naturalmente esistono anche commesse coi contro...fiocchi, donne gentili e alacri che si rivelano utili compagne di shopping, impagabili, inappuntabili, insostituibili. Ed è anche grazie a loro che torno volentieri negli stessi negozi (ci sono in città, e anche fuori città, un sacco di negozi che al contrario boicotto). Loro sono brave commesse, e non è mai di loro, e delle altre come loro che non conosco, che parlerò in questi post. (Si potrebbe qui aprire una dissertazione sul perché parlare di ciò che non va frutti più di parlare di ciò che va bene. Ma ne parleremo, forse, un'altra volta...).




venerdì 2 dicembre 2016

Gilmore Girls - A year in the life (Spoiler! ☺) e perché era meglio il finale della settima stagione



Eccoci qua, di nuovo a parlare di Una mamma per amica ! (Il punto esclamativo ha lo scopo di suscitare il vostro entusiasmo e di mettere a tacere ogni possibile: "Ma come?! Ancora?!). Metaforicamente, a voi che siete appena sbarcati sul mio blog offro un daiquiri e una collana di fiori. Ecco, ora che siete ben disposti e un po' brilli, possiamo iniziare a parlare, di nuovo, di Una mamma per amica.





La settimana scorsa abbiamo analizzato lo stile delle protagoniste, riassumendo i loro vestiti preferiti e ricorrenti. Oggi invece, come promesso/anticipato, ci addentreremo nelle nuove puntate uscite su Netflix, che sono quattro, lunghe un'ora e mezza ciascuna. E anche se molti di voi lettori invisibili le avrete già viste, per sicurezza ho messo lo spoiler alert, perché non vorrei mai essere quella x£#àçx*zx?x! che vi rovina qualcosa, figuriamoci le quattro parole finali!


Non sono d'accordo con l'opinione totalmente negativa che circola in rete. Certo, anche secondo me ci sono stati tanti momenti imbarazzanti, stonati, persino noiosi: il sogno di Lorelai, alcune riunioni cittadine troppo allungate, la brigata della vita e della morte (wtf), il musical, bocciato praticamente da chiunque, lungo quindici interminabili minuti (psst: ho mandato avanti), la terapia, ripetitiva e poco proficua, così come le scene sul libro che Rory doveva scrivere su quella tipa insopportabile. L'idea di Wild l'ho trovata carina, anche se un po' allungata e abbastanza insolita per Lorelai. Tra l'altro tante citazioni, tipiche dello stile di scrittura di questa serie, ormai le percepisco come forzate, mentre prima, inserite in dialoghi più brillanti e ritmati, sembravano più naturali, le digerivo bene anche quando non conoscevo effettivamente il riferimento, perché erano scorrevoli e inserite in un contesto, non solo un esercizio di name dropping.


Scena d'apertura di "Inverno", puntata ricca di atmosfera "Stars Hollow", con Lorelai che sente "odore di neve"


Quelle che mi sono piaciute meno in questo revival purtroppo sono state proprio Rory e Lorelai, molto lontane da loro stesse, ma entrambe avevano già subito questo declino nelle ultime stagioni. Rory era già cambiata con Logan (come facciamo a liberarci di Logan, pallottole d'argento? TeamJess, by the way) e purtroppo non si è più ripresa, nemmeno tornando a Yale e riappacificandosi con la madre. È diventata sempre più la ragazza egoista, superficialotta, lagnosa e presuntuosa che sarebbe stata se fosse cresciuta nell'ambiente snob dei nonni. E infatti la vediamo ancora grande amica di quei fighetti figli di papà della brigata della vita e della morte (fase che secondo me doveva esserci, nella vita di Rory, ma doveva anche finire...), amante di Logan quando entrambi sono fidanzati (e Rory aveva già fatto l'amante) e menefreghista verso quello che comunque, intento comico o no, ci viene presentato come il suo ragazzo. Mentre Lorelai è sempre meno divertente e più “buffa” stile circo, sempre meno sicura e risolta e preda invece di crisi che solo lei capisce (quell' “ora o mai più” pieno di pathos che secondo me non ci stava per niente). La sua storia qui poteva essere interessante, tra la perdita del padre, la decisione di sposare Luke, l'idea di espandere il Dragonfly . Però a me è sembrato tutto abbozzato, non approfondito, non naturale. La vediamo partire per questo viaggio iniziatico e risolutore come se con Luke chissà cosa fosse successo (quando lui tranquillo e pacifico aveva già superato quel mezzo litigio e si era messo ad aggiustare la mensola, che caro Luke, sempre pragmatico e affidabile). Insomma Lorelai per me non è più la stessa, è diventata vittima del suo personaggio, dell'idea di Lorelai che deve far ridere o che deve fare drammi e andare in crisi, se la confrontiamo con le vecchie serie è un personaggio molto meno divertente e molto meno carismatico.


 
 
Nonostante questo, e altre debolezze che vedremo, qualcosa da salvare c'è eccome. Non sarà un merito enorme, in quattro puntate e circa sei ore in totale, ma comunque mi sento di apprezzare ciò che di buono è stato fatto su un prodotto per cui c'erano aspettative immense, e su una storia e dei personaggi che avevamo lasciato quasi dieci anni fa. Riprendere in mano questo materiale dopo tanto tempo non dev'essere stato facile, né per gli autori né per gli attori, perché sappiamo che i mezzi, ovvero i soldi, non bastano, è molto più importante riuscire a sintonizzarsi su quello che si vuole creare, riuscire a riprendere le cose com'erano, rispettandone l'origine, lo spirito, il carattere già definito, ma riuscendo anche ad affrontare dei cambiamenti inevitabili dopo tanto tempo. Insomma il progetto era delicato e per questo ho cercato di partire con le aspettative ridotte al minimo. La serie infatti per quanto mi riguarda era già peggiorata anni fa, e non solo nella settima stagione, ma già dalla sesta, che ancora era nelle mani della pur sempre cara Amy Sherman Palladino. Già aver fatto quattro-cinque stagioni perfette secondo me è tantissimo, poiché portare avanti una serialità sempre allo stesso livello di qualità è forse impossibile, considerati i tanti personaggi, le tante storyline, e la continuità, per questo raggiunto il picco di qualità si dovrebbe smettere, invece di trascinare le cose in nome del successo e della nostalgia (che poi si crea perché inevitabilmente ti affezioni ai personaggi e alle storie). Dalla sesta la qualità della scrittura, delle trame, era calata, con battute forzate e tiepide, trame allungate, noiose, o troppo bizzarre, e i personaggi erano sempre meno fedeli a loro stessi: Lorelai e Rory, come già detto, avevano iniziato il declino che vediamo confermato in questa serie, mentre gli altri abitanti di Stars Hollow erano stati ridotti a macchiette buffe o così bizzarre da risultare un po' patetiche (mentre nelle prime stagioni ciascuno era ben caratterizzato, autentico insomma, nonostante la sua “stranezza”).

 




 In queste nuove puntate la qualità è altalenante, si alternano, un po' in ciascuna puntata, momenti belli, nostalgici, divertenti, commoventi, omaggi “dovuti”, a momenti in cui mi chiedevo: “Ma perchè?”. Dei momenti noiosi o assurdi (i momenti "Ma perché?") abbiamo già parlato, vorrei ora cercare di concentrarmi sulle cose belle, perché dopotutto penso sia molto facile giudicare negativamente e stroncare un prodotto o un'opera, e non mi va di farlo in maniera totale ed estrema se non penso di essere nella posizione di saper creare qualcosa di meglio. È una forma di pudore da parte mia, che mi spinge a chiedermi: "Ma Silvia, se avessi dovuto scriverla tu una serie, avresti saputo fare di meglio?". Perché è molto diverso saper giudicare un'opera (esercizio comunque utile e non facile) e saperla creare (esercizio a mio parere molto più complicato).



Momenti belli, nostalgici, divertenti, commoventi:


- Il tributo a Richard. Il ricordo di questo personaggio attraversa tutte le quattro puntate, come sarebbe naturale per un lutto. Se perdi una persona cara, infatti, il suo ricordo ti accompagnerà sempre, anche se in modo diverso...Prima è come un quadro che prende tutta la parete, il dolore occupa tutta la tua vita, poi pian piano si ridimensiona e si trasforma in un quadro della giusta misura che saluti ogni giorno, prima di andare avanti con la tua vita.


- Il ricordo di Lorelai del padre. Ok, un po' patetica la "rivelazione sulla collina", ma non potete non esservi commossi a sentire il ricordo della Lorelai tredicenne, col padre che "la viene a salvare" e condivide con lei un pomeriggio rifrancante a base di dolciumi e film (Grease e An unmarried woman, "Uno per te e uno per me", dice Richard), che saranno poi un comfort costante nella vita di Lorelai.


- L'incontro tra Dean e Rory. Breve, è vero, ma intenso, dolce, nostalgico, emozionante nonostante io non sia mai stata TeamDean. Dopotutto la storyline con Dean è stata sfruttata fino alla fine, in quale altro modo la puoi riprendere? Tutto quello che poteva esserci c'è stato, e tanto tempo fa, sarebbe stato forzato e finto ricreare qualcosa tra loro a distanza di più di dieci anni. Secondo me il loro breve incontro casuale e quello che si dicono è sia un omaggio ai fan (l'amido di mais!) sia realistico, plausibile.


- L'incontro illuminante con Jess. Come al solito lui la sprona e le indica una via, dimostrando di conoscerla meglio di chiunque altro, anche di quanto lei stessa si conosca, così persa nella sua crisi esistenziale. Nonostante, anche qui, le brevi apparizioni, il suo ruolo è stato comunque significativo e con due parole ha dato il via all'idea del romanzo, idea che forse ho più apprezzato e trovato sensata per Rory e per la serie (ok, non un'idea super originale, però comunque bella). Non potete non esservi commossi un po' quando lei è a casa dei nonni e si sentono le voci di conversazioni passate, e poi si mette al tavolo del nonno a scrivere.


- Il ritorno alla Chilton. Un salto indietro nel tempo, che ci ricorda come dentro ognuna di noi vive ancora la sedicenne insicura del liceo. Paris qui è la vera protagonista, con una performance azzeccata e coerente con il suo personaggio. (Perché Rory non ha accettato di insegnare lì?! Secondo me sarebbe stata perfetta...La "vecchia Rory" perlomeno lo sarebbe stata).


- Il bar segreto. In perfetto stile Gilmore senza essere over the top , esagerato o noioso come altre "trovate". In più ci sono Lane e Zack che suonano sullo sfondo : )


I personaggi secondari. Nonostante non abbiano grandi sotto trame proprie, sono rimasti tutti fedeli a loro stessi, a quelli che erano "all'inizio", e sono quelli che più sono riusciti a strapparmi un sorriso o una risata. Kirk con Petal ♥ , il maialino con cui si accompagna! Soft spot: amo i maiali, sono animali sensibili e intelligenti mio feticcio storico, tanto che li colleziono sotto varie forme da quando ero piccola. Poi Michel, Paris e Doyle, Lane e Zach e il gruppo che ancora resiste, Babette e la gang dei trentenni, il menestrello e la nuova menestrella che è sua sorella!


- Luke. È sempre lui, affidabile, schivo, un po' burbero, ma in realtà protettivo ed affettuoso con Lorelai, Rory, Jess, April. Il rapporto tra Luke e Jess, dalle personalità molto simili, protettivi l'uno con l'altro ma sempre con una vena di ironia e sarcasmo. E poi la dichiarazione d'amore dolcissima che Luke fa a Lorelai nel finale, dicendole che quello che hanno è tutto ciò che lui desidera, molto più di quanto abbia mai sperato, e che sarà disposto a fare di tutto per mantenerlo (e infatti per lei fa qualunque cosa, anche cercare di andare d'accordo con Emily, che con lui è sempre molto critica. Mi ha fatto troppo ridere alla cena del venerdì quando Luke cerca di abbracciarla, ed è stato troppo carino al funerale di Richard quando si occupava di aggiustare le cose che non andavano in casa). E quanto è tenero Luke quando fa da mangiare a Paul Anka??


- Emily. Cambia vita più di tutti gli altri e dimostra la sua forza interiore e la sua onestà. Il suo arco narrativo in quattro puntate è probabilmente il più interessante e commovente, ed è stato unanimemente apprezzato. È come se avesse finalmente fatto un cambiamento che sottilmente covava da tanto tempo; la morte di Richard ha messo fine a ogni formalità di facciata, a ogni ipocrisia che aveva sempre avuto peso nella sua vita.


- La canzone della ragazza solista nel musical. È bella e commovente e riassume in qualche modo la situazione di Rory e Lorelai, entrambe in crisi, e lo spirito di questa miniserie.



Il punto secondo me sta proprio qui, nella scelta di raccontare dei personaggi (Emily, Lorelai, Rory, le Gilmore insomma) in crisi.




Una mamma per amica non è mai stato uno show che puntava sul realismo, sull'aderenza all'attualità e alla realtà nelle sue circostanze anche più dolorose. Direi anzi che il punto forte della serie è stata proprio la creazione di un mondo idilliaco, ameno, lontano dalle brutture del mondo reale. A Stars Hollow non c'erano crimini, non succedeva mai niente di grave e si festeggiava per aver messo un nuovo semaforo in una strada in cui non passava comunque nessuno. Era un universo alla Pleasantville (film che sto per SPOILERare), e, come in quel caso, anche noi avremmo voluto essere catapultati nello schermo e nel paesino suggestivo e magico dove si celebra qualunque cosa, ogni giorno è una festa e niente di brutto ci può accadere. Poi, certo, c'era Hartford, città reale, a fare da contraltare e a ricordarci che Stars Hollow era un'eccezione; Lorelai e Rory erano un po' il tramite tra il mondo reale che noi conosciamo e il mondo di Stars Hollow, spesso infatti Lorelai faceva commenti ironici sugli altri abitanti del pittoresco paesino e su cosa succedeva in città, sebbene alla fine in cuor suo amasse quelle "stranezze" e ci si trovasse bene. Però noi non vivevamo ad Hartford, vivevamo a Stars Hollow con Lorelai e Rory, e andavamo in città solo per le cene dei nonni il venerdì o per andare alla Chilton : )




 Non sto dicendo che niente di triste o difficile sia mai successo nella serie. Si sono affrontate le difficoltà realistiche del crescere, i problemi di Rory ad ambientarsi nella nuova scuola, le relazioni madre-figlia complicate (tra Lorelai ed Emily naturalmente, ma anche tra Lane e la signora Kim). C'è stata mostrata poi la sofferenza per la fine di una storia d'amore, il distacco difficile dalla vita dell'infanzia e dell'adolescenza per andare al college, e insomma varie difficoltà quotidiane e naturali ma in una vita comunque felice e privilegiata.


La serie aveva un carattere idealistico, aspirazionale. Lorelai e Rory hanno sempre avuto un rapporto madre-figlia ideale, quello che tutte noi vorremmo avere con nostra madre, sono entrambe giovani, intelligenti, belle, divertenti, indipendenti e sicure di loro nei loro obiettivi (Lorelai si è costruita una bella carriera, Rory ha un'ottima carriera scolastica), hanno ciascuna una migliore amica fidata, qualcuno che le ama o vuole amarle, un'intera città che le adora. E, anche se Lorelai non sarebbe contenta di questa precisazione, sono anche molto ricche, o perlomeno in caso di necessità hanno "le spalle coperte", e sappiamo che più di una volta si giocheranno la carta dei nonni (la retta della Chilton, la retta di Yale...). Niente di davvero drastico e drammatico è mai successo, in una serie che, nonostante il tono spesso comico, ironico, leggero, non è mai stata di certo una sit-com, ma si presentava piuttosto come una comedy-drama sulle relazioni personali, che a volte erano complicate e si portavano dietro vecchi rancori. Gli unici personaggi che sono morti in tanti anni sono stati personaggi secondari e ultracentenari (Frannie, sulla cui morte Lorelai e Sookie ironizzeranno senza pietà, contenendo a fatica l'entusiasmo perché potranno finalmente impossessarsi della locanda dei loro sogni; la terza Lorelai, ovvero la madre di Richard, che lascia loro un'eredità cospicua. Insomma, se anche moriva qualcuno, loro in qualche modo ci guadagnavamo qualcosa, letteralmente : D).




Ma nonostante fossero delle privilegiate (andiamo, una delle crisi più difficili della giovane Rory è stato decidere se andare ad Harvard o Yale) ci stavano comunque simpatiche perché erano divertenti, certo, e perché non erano snob viziate che si accomodavano sugli allori ma, grazie al cambio di vita voluto da Lorelai per lei e per sua figlia, erano due donne determinate e concrete che si impegnavano per raggiungere i loro obiettivi. I loro successi erano insomma motivati, vediamo con che dedizione e passione studia Rory, sempre con un libro in mano, e la stessa Lorelai, meno “accademica” ma sempre pronta a migliorarsi (prende il diploma, dirige l'hotel, decide di mettersi in proprio). E le storie d'amore che avevano, nonostante significassero tanto, venivano sempre dopo loro stesse, il loro rapporto, che era il punto focale della serie, e i loro obiettivi personali. I ragazzi Gilmore erano parte del progetto della loro vita, non tutta la loro vita (in questo credo che sia giusta la definizione che Lauren Graham ha dato alla serie: sottilmente femminista).


La prima grande crisi che affrontano, e che mette in discussione davvero il loro rapporto, segna anche, per quanto mi riguarda, l'inizio del declino dello show. Loro due che si allontanano, intere puntate in cui non si parlano, le loro vicende singole che perdono di valore se non c'è il filtro del loro rapporto complice a restituircele. Parallelamente, in quel periodo in cui Lorelai e Rory sono state divise, è andata peggiorando anche la scrittura, lo stile, con battute sempre meno efficaci, più rimasticate, più forzate, un gioco alle citazioni e al calembour fine a sé stesso, non ben contestualizzato come prima. Forse è stato solo l'inizio della stanchezza degli sceneggiatori, naturale su un materiale che hai rimescolato per cinque anni e da cui hai tratto così tante cose buone e preziose. O forse lì vedo uno scollamento definitivo tra quello che io volevo per la serie, e quello che voleva Amy Sherman Palladino (e pare che lei avesse l'ultima parola).




Questo revival si apre praticamente con un lutto, e in tutte le puntate-stagioni si affronta la crisi, di Emily, di Lorelai, di Rory. C'è insomma la certezza che tutto è cambiato, che niente sarà più come prima, e che quell'obiettivo comune, la realizzazione del sogno di Rory, si è in qualche modo infranto, scontrato con la Realtà. Crisi economica, crisi dei trentenni, Rory che non è più centrata, determinata e inarrestabile ma molto confusa e sperduta, senza certezze. La scelta di descrivere una Rory così “fallibile” può essere presa in due modi: da un lato può anche farci piacere, ovvero consolarci, farci sentire capiti, perché appunto si trova in una condizione che è comune a tanti. È una giovane donna che, nonostante i risultati accademici e il valore personale, si trova ad essere precaria nella vita personale e lavorativa. Potrebbe farci sentire meno soli, potrebbe restituirci il senso di giustizia di una scelta narrativa che mira ad essere realistica, adeguata ai tempi che viviamo. Dall'altro lato, però, può essere vista come una cosa molto deprimente, della serie: “Se neanche Rory ce la fa, come potremo farcela noi?”. E credo che questa reazione prevalga tra i fan proprio per la natura della serie, che, come dicevo prima, non è realistica ma idealistica, ci mostrava qualcosa a cui aspirare, qualcosa da sognare. Abbiamo sempre preso Rory come modello, l'abbiamo vista crescere con degli obiettivi e con la disciplina e la dedizione per raggiungerli, si è diplomata alla Chilton e laureata a Yale, maledizione! Vorremmo vederla realizzare tutto ciò che le era stato e ci era stato promesso.




A me è piaciuta la crisi di Rory nella quinta-sesta stagione, quando decide di lasciare Yale. Era una scelta spiazzante per il suo personaggio ma era anche sensata, secondo me, perché mi sembrava logico che avesse almeno una crisi nella sua giovinezza e ancora più logico che questa crisi iniziasse quando qualcuno, per la prima volta nella sua vita, le avesse detto che non poteva fare quello che voleva, che non ne aveva la stoffa. Dopo essere stata abituata a vedersi come perfetta, infallibile, destinata al successo, per la prima volta qualcuno di importante nel campo la mette in discussione, anzi le nega quell'immagine di sé stessa che aveva e che tutti non facevano che confermare. I personaggi troppo perfetti non sono mai simpatici (vedi Topolino), e far commettere degli “errori” a Rory era fondamentale perché crescesse e perché fosse un personaggio più complesso e reale. Quello che però ci si aspettava, credo, era vederla superare quella crisi (come teoricamente fa nella sesta stagione), tornare sulla sua strada e realizzare i suoi sogni!




Molto sconfortante vederla invece così irrealizzata, vedere Lorelai e Rory cambiate e distanti (a me lo sono sembrate purtroppo) ed è triste pensare che tutto cambierà sempre di più, perché Rory avrà un bambino, e cosa farà, lo crescerà insieme alla madre e a Luke?  Lo crescerà da sola come Lorelai?  Cioè è ovvio che le cose cambiano e la gente cresce, ma Una mamma per amica erano Lorelai e Rory sul divano di casa a guardare film e a ridere e scherzare o a passeggiare a braccetto per Stars Hollow. La fine di questo è la fine di tutto, e non voglio vedere la fine di tutto anche nella finzione, mi basta vederlo nella vita. Nella finzione, nell'arte, voglio vedere qualcosa che resti sempre uguale e che duri per sempre. E sì, la serialità in questo senso fa eccezione perché si propone di seguire un personaggio in un percorso più lungo, in un periodo di vita, si propone quindi più simile alla vita, ma allora voglio che questo percorso non stravolga comunque troppo le cose, e porti a un'evoluzione e a un compimento positivi, anche se inframmezzati di ostacoli per arrivarci. Per questo le serie devono durare meno e finire quando sono al massimo, quando “l'obiettivo” della serie è stato raggiunto.

(Spoiler di vari telefilm stanno per essere sganciati).

In Sex&TheCity, tutte si accoppiano, Carrie conquista Mr Big, tutte restano grandi amiche, la serie finisce (niente film!). In How I met your mother, si scopre chi è la madre (e ce ne vuole un po' troppo forse), la serie finisce. In Desperate Housewives si risolvono un buon numero di misteri, l'ultimo che le coinvolge tutte quante, hanno imparato tante cose sull'amicizia, l'amore, la famiglia e quando tutte per un motivo o per l'altro lasciano Wisteria Lane, la serie finisce. In Friends (che comunque, ad essere sincera, non mi è mai piaciuto) tutti lasciano l'appartamento, la serie finisce. Sto citando finali che tutto sommato mi sono piaciuti, anche se ho sempre qualche idiosincrasia con i finali, e penso siano la cosa meno importante di una serie tv, che ha il compito di accompagnarti per un periodo della tua vita, quotidianamente, e di tenerti compagnia e farti capire cose giorno per giorno, indipendentemente da “come andrà a finire”. L'obiettivo di Lorelai e Rory è stato crescere insieme e costruire il futuro di Rory, nello specifico la sua carriera da giornalista, e alla fine della settima stagione questo era successo, l'obiettivo era stato raggiunto, anche se non ci erano dati i dettagli futuri, e questo doveva bastare per concludere la serie. Lorelai si era rimessa con Luke, certo, anche qui avrebbero potuto farceli godere un po' insieme, dopo tanta sofferenza a vederli separati, ma comunque alla fine è stato ben chiaro che si erano messi insieme e che si amavano, un matrimonio non avrebbe cambiato niente (a volte noi fan ci fissiamo su delle cose un po' da soap: "No, se non li vedo all' altare non vale”). Rory si era laureata e stava per lasciare Stars Hollow per il suo primo lavoro, con un momento madre-figlia molto commovente, quando Lorelai freneticamente stira gli abiti della figlia ed elenca tutte le cose che potrebbero servirle e Rory le dice: "Non ti preoccupare mamma, mi hai dato tutto quello di cui ho bisogno". C'era stato il saluto di tutti gli abitanti di Stars Hollow, che organizzano una festa a sorpresa per la partenza di Rory (su idea di Luke, che dirà a Lorelai: "Mi piace vederti felice!"). Alla festa avevano partecipato anche i nonni, con Richard che dice a Lorelai: "Per creare tutto questo - ovvero un'intera cittadina che si mobilita per te e tua figlia (ndr) - ci vuole una persona speciale". Infine, il momento madre-figlia-caffè da Luke, come nella sigla, e nel pilot, era un addio perfetto a Stars Hollow.



Sono tanti i telefilm indissolubilmente legati al luogo in cui sono ambientati : non c'è Sex and the City senza New York, non c'è Desperate Housewives senza Wisteria Lane, non c'è Una mamma per amica senza Stars Hollow. Per cui seguire Rory nei suoi viaggi e spostamenti di lavoro non sarebbe stato in nessun caso possibile, la serie doveva finire quando lei ha lasciato Stars Hollow. Era un finale aggraziato, sommesso (tecnicamente è stato così perché gli autori non sapevano se sarebbero stati rinnovati per un'altra stagione, cosa che poi non accadde), tuttavia adatto allo spirito della serie, che non si è mai basata sui cliffhanger e i colpi di scena, quanto piuttosto sulla rappresentazione delle relazioni nella vita quotidiana. Né è mai stata una serie di grandi cambiamenti, ogni minima evoluzione nella vita di Lorelai e Rory era infatti trattata in modo profondo, delicato, attento, graduale. Lo vediamo ad esempio quando Rory va a Yale: la tristezza di lasciare sua madre e la loro vita insieme, Lorelai che passa la notte con lei e loro due che non riescono a salutarsi. Quante puntate sono state dedicate alla nascita dell'amore tra Luke e Lorelai? Una scelta narrativa che nella maggior parte dei telefilm si sarebbe concretizzata in finale di stagione al massimo, in Una mamma per amica è stata invece in gestazione per anni! Tanto che per il loro famoso primo bacio io e mia sorella urlammo davanti alla tv (e nostra madre uscì furibonda dalla cucina urlando a sua volta: "Cos'è successo?!!" per poi sgridarci e umiliarci per il nostro comportamento come neanche la signora Kim ed Emily insieme avrebbero potuto fare). Lorelai e Rory sono sempre state avverse ai cambiamenti (basti pensare al casino che fa Lorelai quando deve cambiare la sua amata jeep, che infatti poi tiene e ha tuttora). In questo revival ci sono, inevitabilmente, troppi cambiamenti, per questo credo che nonostante il piacere di rivedere "Stars Hollow" sarebbe stato meglio lasciarci anni fa, prima che tutto cambiasse troppo.




Il clima di questi quattro episodi è tutto sommato abbastanza deprimente (soprattutto per la perdita di Richard e per la crisi esistenziale di Rory), si dissolve quella visione idealistica del mondo che ha sempre caratterizzato Una mamma per amica , una serie un po' magica perché ci offriva una realtà alternativa (il suggestivo paesino di Stars Hollow), dove le cose, nonostante le difficoltà, andavano sempre a finire bene, dove potevamo rifugiarci dalle brutture del mondo reale e trovare conforto e calore, magari con una tazza di caffè al diner di Luke o mangiando schifezze sul divano davanti a un bel film. Questa dimensione di comfort, dolcezza, sicurezza e scontato lieto fine è venuta a mancare in queste puntate in cui tutto è incerto, tante cose inevitabilmente cambiate, e la stessa Rory, studentessa modello laureata a Yale, si trova ad essere "risputata dal mondo reale" come gli altri membri della "gang dei trentenni" e a fare l'amante extra continentale di un suo ex.




Il finale, dopotutto, ha un senso, come cerchio che si chiude e storia che si ripete: il parallelismo Lorelai-Christopher-Luke e Rory-Logan-Jess; Lorelai che, come nella prima puntata della serie, va da Emily perché "le servono soldi" e la spunta solo con un accordo-ricatto che la costringerà ad andare a far visita alla madre con cadenza stabilita. Alla fine anche in questo modo vediamo Lorelai e Rory "diventare grandi insieme", ovvero adempiere all'obiettivo dello show, con Lorelai che si sposa e Rory che aspetta un bambino. Posso vederci insomma un'idea di Amy Sherman Palladino tutto sommato sensata, che forse deve solo decantare un po' per essere accettata meglio da noi fan. Però è anche vero che questo segna proprio la fine di Lorelai&Rory come le abbiamo conosciute e amate, poiché tutti gli equilibri cambiano con questa storia del bambino. Mentre io, da nostalgica refrattaria ai cambiamenti, avrei preferito lasciarle l'ultima volta lì al Diner di Luke a chiacchierare davanti a una tazza di caffè, quando qualcosa stava per cambiare, ma, tutto sommato, era tutto come sempre.







E voi, che finale avreste preferito? Vorreste altre puntate (pare che Netflix sia interessato) oppure è meglio fermarsi qui? Fatemi sapere, cari lettori invisibili, nei commenti. Intanto vi lascio un paio di articoli interessanti da leggere sull'argomento.


-un articolo di Betsy Morais sul New Yorker, con il quale mi trovo decisamente d'accordo

-un elenco di curiosità scovate da Roar Magazine su Gilmore Girls - A year in the life , chicche che forse non sapete o vi sono sfuggite


Infine, leggendo i vari commenti sotto ai video di youtube che parlavano di queste nuove puntate, ne ho trovato uno che riassume la mia opinione da 5000 parole in una riga:

"People watch Gilmore Girls to feel comfy and better, but this was so sad for a lot of it".



Meno male che ci sono Kirk e Petal ☺