venerdì 3 marzo 2017

Le Sorellastre VS Le Commesse - II° round



- Silvia, ti va di andare in centro a guardare le vetrine?

- Certo, solo quello posso fare, perché se apri il mio portafoglio escono farfalle.

- Farfalle?

- Va beh, poi ti spiego...

- Allora, alle tre passo da te?

- Facciamo quattro e mezza, ché devo depilarmi.

- Depilarti?

- Eh, poi ti spiego...





Alle tre suona il campanello. E io ho una gamba sollevata sul lavandino mentre brandisco un silk-epil in una mano e una striscia di cera bollente nell'altra. Tra i denti, ovviamente, un rasoio a tre lame.
Mi esibisco in una serie di triple bestemmie carpiate con doppio avvitamento e poi, con la morte nel cuore, indosso una vestaglietta discinta e vado ad aprire.

- Chi èèè? - chiedo melliflua, con un principio di ulcera che si fa strada.

- Silvia sono io, Giada!

- Puoi aspettare un attimo che...Entra...

Giada indossa un coordinato bianco avorio con dettagli in stampa tartan beige. Ai piedi, ovviamente, le sue fidate Hog  sneakers di gran classe. Mi guarda come si guarda un insetto, o come un insetto guarda un umano, poiché probabilmente lo schifo è ricambiato. Io accampo scuse di ogni tipo, faccio leva sulla comprensione e la benevolenza che Giada ha probabilmente perso in fondo alla sua borsa Vuit di gran classe.

- Cinque minuti e sono pronta - mi limito a dire.


Dopo circa due ore e quarantacinque minuti io e una sempre più irritata Giada siamo nelle vie del centro a fissare le vetrine. Lei le fissa con circospezione, poi fa una smorfia di disappunto, un'alzata di spalle, e tira dritto. Io mi attacco tipo ventosa con mani, piedi e lingua ad ogni vetrina che esponga qualcosa che mi piace e che costa troppo. Le due condizioni di solito si sostengono a vicenda e non si abbandonano mai. "Sarò mai milionaria?", mi chiedo sognante e malinconica.

- No! - sentenzia Giada - Questo vestito è semplicemente ORRENDO! Ma come si permettono?

- Ma quale? Quello con lo sconto del quaranta per cento?

- Cosa? È scontato?

- Sì guarda, c'è scritto che...

Giada lascia una scia come i personaggi dei cartoni quando scappano, e io mi ritrovo a parlare con il manichino, esperienza alla quale purtroppo non sono estranea.

Seguo controvoglia la mia "amica" nel negozio e subito mi si para davanti La Commessa Stronza.

- La stavo aspettando! - sibila malefica.

- Come scusi? - chiedo io evidentemente turbata.

- Ho detto: "Co-sa sta-va cer-can-do?" - ripete lei infastidita, sillabando le parole.

Io d'istinto mi guardo i piedi, ché se c'è un momento buono per librarmi e prendere il volo come nella pubblicità della Red Bull, potrebbe essere quello.

- Sono con...La mia amica è...

- Sta cercando qualcosa, signora?






- No, aspetto la mia amica che sta provando un vestito...

- Questa non è una sala d'aspetto, mi dica cosa le può servire...Giacche, pantaloni, gonne, vestiti...

...carabine, rivoltelle, fucili a canna liscia...

- Delle scarpe, forse...Ma non so se ne abbiamo di suo gusto... - conclude fissandomi gli stivaletti neri malconci.

- Guardi, non mi serve niente...

- Ne è proprio sicura? - e di nuovo quello sguardo di compatimento e disgusto.

- Niente che lei possa darmi, sicuramente.

Vorrei aver risposto così. Ma mi sento limitata a dire:

- No, grazie, mi siedo qui ad aspettare la mia amica...

- Il pouf è per i clienti che devono provare le nostre scarpe. Se vuole sedersi deve provare le nostre scarpe.

- Preferirei la morte.

Vorrei aver risposto così, restandomene comoda sul pouf più morbido del mondo. E invece:

- Allora aspetto fuori.

- Bene. Arrivederci.

Ma io ti bruc boicotto il negozio, io ti denunc  scrivo una lettera alla gazzetta, tutti devono sapere quanto siete stronzeee in questo negozio per fighetti con i pouf più comodi del mondo, i manichini senza faccia e le pareti di pelle nei camerini. Non può tanta stronzaggine passare impunita, non è giusto.


Epilogo.

Che fine hanno fatto i personaggi della storia?

Giada ha comprato il vestito nero al quaranta per cento, l'ha messo due volte.

La Commessa Stronza lavora ancora nel negozio del centro con i manichini senza faccia, si finge quasi umana con le clienti da mezzo milione di euro, tratta da stronza tutti gli altri.

Io mi attacco tipo ventosa con mani, piedi e lingua ad ogni vetrina che esponga qualcosa che mi piace e che costa troppo. Le due condizioni di solito si sostengono a vicenda e non si abbandonano mai.
"Sarò mai milionaria?", mi chiedo sognante e malinconica. "Probabilmente no", mi rispondo, accennando un sorriso.