venerdì 15 marzo 2019

Arrivederci anni '90 - Perché "Beverly Hills, 90210" è stato importante, da una che ancora puzzava di latte e non di Teen Spirit (parte 2)



La settimana scorsa ci eravamo lasciati con un excursus lungo dieci anni (sì, i mitici '90s), che potete ripercorrere in pochi minuti qui.


Gli anni passano e Beverly Hills ne segna gli umori, le paure, le speranze, i sogni, le mode.
Il primo vero teen drama della storia della tv, a cui, oggi, si perdona una certa ingenuità nella sceneggiatura e nella regia, estranee alla cura delle serie tv contemporanee, e di cui si celebra invece il coraggio di parlare con schiettezza, con un linguaggio semplice ma diretto, di temi scomodi e mai affrontati prima: gli adolescenti e il sesso, l'AIDS, la droga, l'alcool, i disturbi alimentari, il suicidio,
la violenza sulle donne, il razzismo, la popolarità e i rischi che comporta, oltre a tutte le sfumature più tenui, ma non meno importanti, della vita di un adolescente. Abbiamo vissuto insieme ai protagonisti esperienze formative impresse nei nostri ricordi: il primo giorno in una nuova scuola, le nuove amicizie, la patente, il primo bacio, la prima volta che abbiamo fatto sesso, la prima volta che ci siamo sentiti grandi, la prima volta che abbiamo sofferto fino a sentire di annegare, di non poter respirare. E sia che fossimo adolescenti noi stessi, o, come nel mio caso, bambini che fantasticavano sul proprio futuro, abbiamo sentito di non essere soli; qualunque cosa stesse succedendo o sarebbe successa nelle nostre vite, sapevamo che ai ragazzi di Beverly Hills era successa e l'avevano affrontata, potevano essere i nostri mentori, o i nostri amici, capaci di consigliarci qual è la cosa giusta da fare, protettivi e affidabili come sono stati tante volte gli uni per gli altri, ma anche amici che sbagliano spesso, non supereroi ma esseri umani (persino l' apparentemente infallibile e talvolta petulante Brandon!).



                                                     Puntata 2x07, la gita in campeggio



                                                         Puntata 1x13, il pigiama party



                                                          "Incontriamoci al Peach Pit"
                                


Beverly Hills ci ha confezionato un mondo apparentemente perfetto, fatto di lusso, vetrine blasonate, vestiti alla moda, macchine sportive, spiagge, palme e sole, e poi ci ha detto: "Guardate meglio, guardate sotto la superficie!". Ha scoperchiato il vaso di Pandora, squarciato il velo, ci ha introdotti dietro le quinte del sogno americano di una gioventù privilegiata e disperata, vitale e fragile, di buoni sentimenti ma anche spaventata e insicura. Ragazzi e ragazze nei quali, nonostante la distanza, potevamo riconoscerci, così lontani dai noi e dalla nostra quotidianità per lo stile di vita, ma anche così vicini per stati d'animo ed emozioni. In Beverly Hills trovavamo sia un modello a cui aspirare, sia un modello in cui rispecchiarci, un equilibro difficile che raramente si è ripetuto nei teen drama futuri, o ambientati in realtà provinciali piuttosto deprimenti e vicini alle nostre, oppure troppo superficiali e patinati, seducenti nelle immagini e nelle atmosfere ma incapaci di comunicare davvero qualcosa.



                              Beverly Hills 90210 e i suoi epigoni: Dawson's Creek (♥), The OC,
                              Gossip Girl, One tree hill, 90210 (vero e proprio spin-off della serie)



La magia che Beverly Hills ha saputo creare è irripetibile, non perché non ci siano stati e non ci saranno telefilm altrettanto belli, coinvolgenti, capaci di intrattenere e di informare e, diciamolo pure, fatti meglio. Certo che ci sono stati, ma Beverly Hills era prima dell'inizio dell'epoca d'oro della serialità televisiva, è stato l'archetipo del teen drama, ha aperto una strada che poi è stata ripercorsa svariate volte, ha scombinato i canoni fino ad allora in gioco e dato inizio a una nuova era televisiva. Ha fatto da tramite tra una vecchia televisione in cui i telefilm erano nulla più che soap opera o sit-com a una nuova televisione che pullula di serie tv gioiello, piccoli capolavori di regia, fotografia e sceneggiatura alle quali oggi partecipano senza più vergogna, ma anzi con entusiasmo, attori, registi, sceneggiatori e produttori cinematografici. Un'innovazione che poi, nel '98, è stata ancora più evidente con Sex&TheCity , altra serie rivoluzionaria creata da Darren Star. Oggi i generi si mischiano e si sovrappongono, il teen drama dal cast corale e la comedy-drama sono ormai capisaldi, la libertà concessa alle serie tv è pressoché illimitata e i tabù dimenticati e continuamente infranti. Ma Beverly Hills è stato il primo, e all'epoca l'unico: c'era solo quello "per i ragazzi" e tutti, o quasi, lo guardavano, tale era il potere accentratore dei vecchi media, a confronto con la dispersività dei nuovi media e di un'offerta vastissima. Beverly Hills è figlio di un'epoca che non c'è più e proprio per questo irripetibile, un'epoca che la serie ha saputo raccontare bene e che per molti di noi corrisponde all'infanzia, all'adolescenza e alla giovinezza, per questo gli saremo sempre affezionati e non lo dimenticheremo mai, come si resta sempre affezionati al primo ragazzo o alla prima ragazza che hai amato, anche se non era "l'anima gemella" e un po' l'avevi resa migliore tu con tutte le tue proiezioni su di lei. Per questo, poi, perdere il primo amore è come perdere sé stessi.




Luke Perry, che come ormai tutti saprete è scomparso lunedì quattro marzo, era parte di quella magia, l'ha incarnata per molto tempo, grazie a un personaggio affascinante e complesso che racchiudeva in sé tutte le contraddizioni della serie e, forse, di una generazione. Fortemente voluto dal produttore Aaron Spelling, gli autori gli hanno cucito addosso il mito di James Dean, e gli stava proprio bene, come quei jeans slavati a vita alta, la maglietta bianca e il chiodo di pelle nera. Inquieto, sensibile, strafottente, gentile, solitario, romantico, "emarginato" rispetto al gruppo eppure il più desiderato di tutti, uno che a volte si prendeva un po' troppo sul serio (non aveva certo la leggerezza e l'autoironia di personaggi come Steve e il David degli inizi). Bello e dannato, ha avuto a che fare con alcol, droga, una famiglia assente, un padre dai contatti loschi, e, ebbene sì, troppi soldi da gestire. Per molti è stato il ragazzo che avrebbero voluto essere e per moltissime è stato la prima crush, il primo amore telefilmico, e per questo gli saremo sempre affezionati e non lo dimenticheremo mai.


https://www.vulture.com/2019/03/luke-perry-made-it-cool-to-be-kind.html (articolo tributo a Luke Perry)




E ora ditemi, cos'ha significato la serie per voi? La seguivate? Avete ricordi particolari riguardo a quel periodo? Fatemelo sapere nei commenti!




venerdì 8 marzo 2019

Arrivederci anni '90 - Perché "Beverly Hills, 90210" è stato importante, da una che ancora puzzava di latte e non di Teen Spirit (parte 1)



Estate 1992 (o '93?)

Ormai so parlare, e parlo continuamente. Non fuori, certo, il mondo esterno mi rende titubante e sono tutti ancora troppo alti, ma a casa parlo senza sosta e recupero tutti i silenzi e i tempi morti. Parlo a ruota libera delle cose che mi piacciono, e già preferisco i telefilm ai cartoni (telefilm, non serie tv, sono gli anni '90, bellezza). Assillo i miei fratelli più grandi con le storie di Dylan, Brenda, Brandon, Kelly, Steve, Andrea, David e Donna; ne parlo come se fossero miei amici, o, data la differenza di età, miei fratelli maggiori. Mi sono innamorata di Dylan, ovviamente, e sono team Dylan&Brenda (la coppia telefilmica con l'affinità sullo schermo più forte di sempre, quella che dà un senso alla frase "They have chemistry"). Anche mia sorella, che ha otto anni più di me, ogni tanto guarda la serie, ma per lei non è lo stesso, un po' le piace, un po' la annoia. Non inizia a sclerare se due personaggi si baciano o se quel giorno lei non può vedere la puntata (puntate, non episodi), non corre frenetica per casa direzione divano quando sta per iniziare la sigla, e se io le dico: "Ma c'è Beverly Hills!", lei a volte mi guarda con scherno e risponde sprezzante: "Silvia, ho di meglio da fare!", e se ne va in camera sua a leggere Topolino. Mi piace guardare le puntate con lei, ma mi va bene anche guardarle da sola, soprattutto se noto che lei non è sufficientemente coinvolta. In quei momenti ho tutto quello che mi serve: divano, tv, occhi sgranati, nessun passato e un futuro infinito davanti a me su cui fantasticare e proiettare tutti i sogni ad occhi aperti e le immagini e i film mentali che mi faccio vedendo Beverly Hills, 90210 su Italia 1.






Estate 1993 (o '94?)

Le mie cugine più grandi guardano Beverly Hills. Quando lo scopro, e sento parlare anche loro di Dylan, Brenda, Brandon e Kelly e compagnia bella, sono sorpresa, un po' emozionata, e anche un po' infastidita, già preda di quella gelosia che mi solletica quando vengo a sapere che qualcuno della vita reale guarda i miei telefilm. A proposito di gelosia, inizio a capire che è un sentimento che mi affascina particolarmente: il triangolo Dylan-Brenda-Kelly mi ha completamente rapito, e le puntate in cui qualcuno si bacia o tradisce l'altro le guardo con un misto strano di fascinazione, rabbia, divertimento, senso di giustizia ferito. Intanto sviluppo a pieno quella che definirei una forma primitiva ed essenziale di American Dream, nella sua accezione californiana e assolata: sogno di essere grande, di essere ricca, di andare a vivere in California e di passare le giornate in costume da bagno sulla spiaggia con i miei amici. La Calabria, dove passo le estati, non è la California, ma c'è il mare, c'è la sabbia, ci sono i miei fratelli e tutti i miei cugini più grandi in età da Beverly Hills con le loro comitive di amici (la comitiva, non fa tanto anni '90? Forse no, ma per me è oggetto mitologico di un tempo andato semplicemente perché poi non l'ho mai avuta…), io sono felice e spensierata e passo tutte le giornate in costume da bagno sulla spiaggia, e tanto basta per farmi sovrapporre finzione e realtà. La California non è poi così lontana.












Estate 1994 (o '95?)

Magliette con le facce stampate dei protagonisti, occhiali da sole, lenzuola, asciugamano da mare, quaderni, cartoline, bambole, figurine, riviste, poster, zainetti...
Capelli lunghi, ciuffi che sfidano la gravità, basette, frange che quasi coprono gli occhi, All Star, jeans a vita alta, magliette larghe, camicie di flanella, gilet, vestitini a fiori, pelle diafana, rossetti opachi. Merchandising e moda, oggetti e status-symbol; non potremo permetterci la Corvette di Steve o la Porsche di Dylan, i vestiti di Donna, Kelly e Brenda o le loro case da sogno, ma possiamo vestirci e pettinarci come loro, possiamo accumulare cimeli con i loro volti, incollare le loro facce su diari e quaderni, e pazienza per gli attori che ormai sono destinati ad essere ombre dei loro personaggi e, al tempo stesso, icone di un'epoca.






 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Estate 1995 (o '96?)

La mia routine estiva è frenetica, tanto che sono costretta a segnare gli impegni su un'agenda:

-h 11 colazione
-h 13 pranzo
-h 14 compiti delle vacanze
-h 15 Beverly Hills su Italia 1



Estate 1996 (o '97?)

Ho scoperto che qualche mia compagna di scuola guarda Beverly Hills, solita sorpresa mista a fastidio che abbiamo visto nelle puntate precedenti. Tra l'altro la loro preferita è Kelly, dico ma si può?!



Estate 1997 (o '98?)

Inutile negarlo, dopo l'addio di Shannen Doherty le cose non sono state più le stesse. Ormai assistiamo puntata dopo puntata alla deriva della serie in soap-opera che ribatte sugli stessi punti, ricicla storyline, ripropone consunti triangoli amorosi, cerca l'effetto shock e sembra non avere più molto da dire. Per fortuna ci sono le repliche delle vecchie puntate.





 Estate 1998 (o '99?)

Mi appassiono alle repliche di Beverly Hills come se le vedessi per la prima volta. E, a dire il vero, molte le vedo proprio per la prima volta, considerando quanto ero piccola ai tempi della prima messa in onda. È come ritrovare gli amici di sempre.





 Estate 1999 (o 2000?)

La serie si avvia alla conclusione. Ci ha tenuto compagnia per dieci lunghi anni (1990-2000 in America, in Italia è arrivata un paio d'anni dopo). La perdo di vista per un po', ma è solo un arrivederci. La riscoprirò più volte negli anni successivi, sempre siano lodate le repliche, e ogni volta capirò qualcosa di nuovo, non perché la serie sia un prodotto sofisticato che si presta a più livelli di lettura, intendiamoci, ma perché sto crescendo e inizio a vedere cose che prima ignoravo, e le emozioni dei protagonisti ora mi toccano ancora più da vicino, mi fanno sentire meno sola e mi fanno evadere dai miei momenti più bui. (Voi amanti delle serie tv, lo so, mi capirete, gli altri...Beh ma se non amate le serie tv cosa ci fate qui? Perché state ancora leggendo? Andate ad amare qualcosa, perdio!).


Vi saluto con questo video che raccoglie alcuni dei momenti più belli delle prime tre stagioni, ovvero gli anni del liceo; in sottofondo una canzoncina catchy, un po' trash, un po' commovente, che calza a pennello.







to be continued…