martedì 14 febbraio 2017

Self-love is not a bad word

 
 



Scrivo perché ho avuto una brutta giornata e vorrei parlarne con qualcuno. Io sono una persona insicura, ho vari problemi di autostima, di relazione con gli altri, il problema, soprattutto, di non riuscire ad "essere me stessa", e a fregarmene un po' del giudizio della gente, che è quello che si dovrebbe fare alla fine per la sopravvivenza. Nonostante questo cerco di essere felice, cerco di essere positiva, di non guardare al passato, di combattere i miei "demoni" o perlomeno di conviverci.         
Poi però succedono cose, come oggi, che mi buttano terribilmente giù, molto più di quanto vorrei. Ero in centro e stavo andando a ritirare delle scarpe. Per strada mi ferma uno di quei ragazzi che ti allungano il volantino del caso per poi costringerti a comprare qualcosa o ad abbonarti a qualcosa. Ci sono sempre in quella via e li detesto, perché sono invadenti; io dico, gentile ma ferma, perché so quanto insistono: "No, grazie". Lui, col suo accento napoletano mi fa: "Non devi comprare niente". E, insistendo, mi mette quasi in mano una foto di gattini, che non voglio neanche sapere cosa fosse perché SO BENE che se l'avessi presa in mano sarebbe venuto fuori che dovevo dare i miei dati per qualcosa o fare donazioni per qualcosa, perché va sempre a finire così. Allora, senza guardarlo, continuo a camminare e ripeto: "No, grazie". E niente allora faccio per andare avanti e proseguire sulla mia strada, e lui mi fa: "Brava, sei brava....Cessa!". L'ha detto quando mi ero quasi allontanata ma non troppo, così da non dirmelo in faccia per darmi possibilità di reazione, ma a voce decisamente alta così che lo sentissi chiaramente. Ora, io non sono probabilmente una bella ragazza. Cioè poi io mi posso anche piacere e andare bene così, perché alla fine uno è come è, però certo, non si può dire che gli altri mi notino positivamente per il mio aspetto. E sì il fatto di non essere "bella" è un po'(molto) un mio complesso, perché di fatto è qualcosa a cui penso spesso e che mi fa star male perché mi rende tremendamente insicura. Sentendomi brutta mi sento anche frenata ad esprimere ciò che penso, perché è come se non fossi libera. È come se dovessi mettermi per forza nella posizione di "quella bruttina che però almeno sa di esser brutta e quindi si autocommisera e non fa il passo più lungo della gamba". Non so se mi spiego. Non posso rischiare di essere brillante o di dire cose fuori dagli schemi quando gli altri per tutta risposta hanno il potere di screditare tutto ciò che dico e sono pensando, o dicendo, che sono un cesso. Anzi, una cessa. Mi dà fastidio che un perfetto estraneo si possa prendere il diritto di dirmi una cosa del genere, e di farmi stare poi pure male. Sul momento anzi ho reagito inaspettatamente bene per i miei standard, nel senso che non mi sono messa a piangere in mezzo alla strada. Oggi sono solo andata avanti senza dire e fare niente. Poi in realtà sarei voluta tornare indietro a dirgli: "Non ti permettere mai più di offendere me o qualunque altra ragazza, e trovati un lavoro vero". Non so se ce l'avrei fatta a dirglielo, se mi avrebbe risposto con altri insulti, ma se ce l'avessi fatta credo mi sarei sentita meglio perché sono stanca di subire sempre in queste situazioni. Però insomma voglio dire, se anche fossi più brutta di quello che penso di essere, che maleducazione è dire una cosa del genere a una persona? Mi dispiace se ho questo naso che a differenza mia non è affatto timido, se ho questa bocca che è un punto, le sopracciglia spesse, l'aria da addormentata, e se sono troppo magra e gracilina che potrebbe bastare una folata di vento a farmi cadere. E sì ho mille altri difetti, lo so bene, ho pure i baffi, non ho seno, oddio probabilmente sono un mostro, ecco perché alla gente basta darmi un'occhiata per deridermi o guardarmi come se fossi uscita da uno zoo. Però ci sono giorni in cui riesco a vedermi anche carina dopotutto, ho begli occhi, bei capelli, se sorrido senza aprire troppo la bocca ho un sorriso carino, sono alta e ho un bel corpo, anche se sono troppo magra. Però certo lo so che non passerò mai per la bellezza sconvolgente che ti giri a guardare, di sicuro non faccio una buona prima impressione, e va bene così, però non vorrei neanche far talmente schifo da meritarmi i commenti della gente, capito? Cioè ok non son bella ma lasciatemi in pace!!! Ancora mi sento nella testa tutti i commenti e le cose tremende che mi dicevano alle medie.....Pensavo che crescendo le cose sarebbero cambiate, che io sarei diventata bella o che la gente avrebbe smesso di essere così indelicata, invece non cambia un cazzo. Scusa la parolaccia. Ma non cambia niente. Le persone che mi vogliono bene, alcune eh, non tutte, mi dicono pure che non è vero che son brutta, che sono carina, ma ormai io non ci credo più. Anzi non è vero neanche questo, io in un angolino dentro di me continuo a pensare di essere bella, probabilmente illudendomi, ma non riesco a credere di poter mai piacere a qualcuno. Nessuno potrà mai trovarmi abbastanza bella. Adesso per esempio c'è un ragazzo, che mi fa un sacco di complimenti e mi dice cose carine, sai, il genere di cose che uno vorrebbe sempre sentirsi dire. A me lui piace un sacco, ma so bene che queste cose che dice non contano, le dice solo perché è gentile, non posso credere che mi trovi realmente bella. Quindi alla fine anche quelli che sono carini con me lo fanno o perché mi vogliono bene e quindi passano sopra all' aspetto fisico, oppure perché loro sono brave persone e quindi educate. Ma innamorarsi di una persona è tutta un'altra cosa. Non ti innamori di una persona per educazione, ti innamori perché ti piace. E anche se io adoro stare sola, a volte mi dispiace sapere che nessuno mi amerà mai. Perché se anche poi trovassi qualcuno che apprezzi come sono fatta fisicamente (come dico sempre tutto può essere, ci sono anche i feticisti...), comunque io sarei bloccata nell'esprimere/mostrare chi sono interiormente, a causa dei miei complessi sull'estetica, e quindi a quel punto, paradossalmente, magari potrei piacere esteticamente a qualcuno ma non per il mio carattere, perché non arriverebbe mai a conoscere il mio carattere, e penserebbe che io sia una tipa anonima. E voglio dire se non posso giocarmi la carta della personalità proprio non ho niente a cui aggrapparmi. Sono solo triste, ho solo voglia di piangere e di sfogarmi. Non posso permettermi di tornare indietro, alle vecchie paure e ai vecchi blocchi; c'è stato un periodo, alcuni anni fa, in cui non riuscivo nemmeno ad uscire di casa per paura della gente, degli sguardi, dei commenti. E lo so che suona paranoico, ma purtroppo mi succedeva continuamente, all'università, di essere guardata male, o di sentire i commenti cattivi di ragazze che volevano farsi sentire. Ho lasciato l'università. Non solo per quello, certo, ma anche per come mi sentivo sperduta e vulnerabile in quella folla, con queste ragazzette sempre perfette che mi squadravano e mi giudicavano, o i ragazzini stronzi. Insomma mi ci è voluto tanto tempo e tanto dolore (anche di altra natura e origine), per ritrovare la forza di andare "là fuori". Ma io così non ce la faccio. Non voglio subire questi attacchi gratuiti e, posso dirlo, crudeli. Non mi piace poi essere costretta a farmi uno scanner del corpo, a smembrarmi in pezzi e a dire "questo sì, questo no", "questo va bene, questo non va bene", come sul bancone del macellaio, a tenere il filetto e buttar via le frattaglie. Siamo persone, non siamo opere d'arte, o perlomeno non opere d'arte con ambizione di perfezione, siamo opere d'arte che contemplano l'imperfezione, il difetto, l'irrazionale. Non sono una statua greca o un dipinto del rinascimento, sono un quadro cubista, una donna di Picasso, un urlo di Munch. Una tela imbrattata di Pollock. Il tempo e la critica hanno stabilito che anche quella era arte. Ma io non voglio essere analizzata e giudicata allo stesso modo, con impietosi criteri; il mio naso è giusto, anche se non è bello. Io sono giusta, io vado bene, anche se non sono bella. Ma sul nostro mondo pesa l'eredita del "bello e giusto", e mi sembra sia impossibile schiodarcela di dosso. Se allora fossi storpia, o gobba, o gravata da una malattia? Non è per "risollevarci guardando a chi sta peggio", è per dire che la vita a volte ci fa a pezzi, anche letteralmente, ma questo non può renderci meno degni di vivere. Vorrei avere indietro un po' di dignità, un po' di rispetto, e poi, volendo esagerare, anche un po' di amore.


Grazie, Silvia del passato, di riconsegnarmi a distanza di qualche anno questo tuo sfogo, questo messaggio in bottiglia a cui nessuno ha mai risposto, o almeno, non come avresti voluto tu. Avresti voluto che qualcuno ti dicesse che avevi ragione, che meritavi di essere amata, così come eri, così come sei.


Il diario di Bridget Jones


Avresti voluto che qualcuno si accorgesse di te e finalmente spezzasse l'incantesimo per colpa del quale ogni volta che ti guardavi allo specchio vedevi un mostro. Quel sortilegio che, alla fine, altre persone avevano fatto ai tuoi danni, dicendoti che eri brutta, soffocandoti di insulti, risate sguaiate, sguardi famelici. Chi erano, poi? Ragazzini delle medie. Gente sotto il metro e cinquanta che ancora non sapeva come stare al mondo, e intanto cercava di renderlo altrettanto difficile agli altri. Così come hai creduto a quelle parole che ti sminuivano e sbeffeggiavano, avresti creduto a chi ti avrebbe detto il contrario, ai complimenti e alle lusinghe? Eri vittima dell'influsso degli altri, sarebbe bastato, di nuovo, l' influsso degli altri, positivo stavolta, per sentirti migliore, all'altezza, abbastanza bella? Certo, di sicuro avrebbe aiutato, ma non sarebbe bastato.


 
 
Prima o poi, sentendoti ripetere cose belle, magari ci avresti creduto, come avevi creduto alle cose negative, ma al prezzo di dipendere sempre dagli altri e da quello che loro pensano di te. Quando le voci degli altri si sovrappongono alla nostra voce interiore, la soffocano, e così cerchiamo smaniosamente gli altri per respirare, per esistere, per essere.
 
 
I film romantici ci hanno fregato. Le commedie romantiche, i drammi sentimentali, i cartoni animati...Siamo state fregate. E forse anche fregati, intendiamoci, ché l'amore di coppia come panacea di tutti i mali è stato equamente esaltato, innalzato a totem universale, venduto con abili strategie di marketing. (Basta guardarsi attorno, in questi giorni in particolare, per accorgersene). Aspettiamo qualcuno che ci salvi da noi stessi, che ci curi le ferite con l'alcol che non brucia, che rimetta insieme la nostra vita, quel puzzle da cinquemila pezzi che è troppo noioso e difficile per noi soli. Ed è vero, è noioso, complicato, a volte doloroso stare in piedi da soli, essere felici da soli, ma riuscirci ha diversi benefici. Innanzi tutto ci rende liberi. Liberi dallo sguardo dell'altro, nel quale ci specchiamo ossessivamente, rischiando di perderci e di morire quando lui chiude gli occhi o guarda da un'altra parte. Liberi dal giudizio degli altri, che un giorno ci elogiano e un giorno ci distruggono, che possono convincerci di ogni cosa e del suo contrario, se diamo loro troppo potere.
Da liberi si vive più leggeri, e al tempo stesso si diventa più profondi, perché si cercano le proprie verità e priorità, i propri significati, invece di delegare tutte le opinioni, le decisioni, il senso della vita a un'altra persona. Inoltre, un effetto collaterale sorprendente del volersi bene e dell'essere felici da soli è che improvvisamente essere felici con gli altri e incontrare persone che ti vogliono bene come sei diventa molto più facile! È più facile trovare qualcuno disposto a finire il puzzle da cinquemila pezzi con te, se tu hai già iniziato e sei anche abbastanza contento e predisposto a farlo da solo. Altrimenti rischi di finire in mano a un maniaco pazzo dei puzzle narcisista che vuole controllare tutto, e allora si prende a carico anche la tua vita e, ahimè, la tua anima, riducendoti in breve ad essere l'ombra di te stessa, anzi, la sua ombra. Oppure trovi qualcun altro che, proprio come te, è fermo davanti a suoi pezzi del puzzle sparsi ovunque, demotivato e rinunciatario, e finirete a bere birra e a guardare i Simpson, mentre le tessere del puzzle scivoleranno sotto al divano e non verranno mai più ritrovate. Ci sono vari scenari possibili, ma di sicuro si rischia troppo ad aspettare che un essere mitologico e perfetto vestito d'azzurro venga a salvarci. E a fare il nostro puzzle. (La smollerò entro la fine 'sta metafora del puzzle, che era già piuttosto abusata in partenza oltretutto?).


Sì, ok, qualcosa del genere...



Sono passati alcuni anni, eppure mi sembrano anni luce; oggi non scriverei più quelle parole così dure e disperate su di me e sul mio destino solitario, anche se ogni tanto ci scherzo ancora su, sul fatto che finirò come la gattara dei Simpson, e ogni tanto mi fa paura davvero il pensiero. Soprattutto, non credo che oggi mi farei rovinare la vita da un maleducato qualunque, le cui parole rivelano più della sua inciviltà che della mia bellezza. O almeno, spero che non mi farei rovinare la vita da una cosa così ignobile e priva di significato. Ma forse ci resterei male comunque, sono umana, dopotutto. E il self-love è un lavoro a tempo pieno, un terreno da coltivare ogni giorno; ma perlomeno posso respirare un po' e affermare che quel sortilegio, quella magia nera, quella voce che mi sussurrava all'orecchio che non ero abbastanza e che non meritavo di essere amata non ha più lo stesso effetto su di me. Non l'ho sconfitta e zittita del tutto, ma sono diventata più forte, e la combatto con armi migliori.







Cercate di volervi bene...♥
Buon San Valentino!