venerdì 4 novembre 2016

Lucca Comics & Sorelle Diabolike



Il 1 novembre 2016 sono andata al Lucca Comics, celeberrima manifestazione dedicata al mondo dei fumetti, dei videogame, del cinema, delle serie tv, in generale ai "mondi di fantasia", arrivata quest'anno alla sua 50esima edizione (!). Era la mia prima volta a Lucca, ed è stato esattamente come lo immaginavo: superate le mura della città sono stata catapultata in un universo parallelo in cui era normale incontrare una famiglia (bambino, bambina, madre, padre panciuto) in tutine aderenti blu e rosse da supereroi; un padre vestito da Dart Fener (o Darth Vader, come ve pare) con i figli di circa sei anni vestiti rispettivamente da Luke Skywalker e da principessa Leila; un altro Dart Fener con tanto di maschera e effetti sonori che quando parlava sprigionava un fortissimo accento toscano; qualche scheletro uscito dall'armadio per Halloween, qualche Mercoledì (come me!), frotte di Joker e di Harley Quinn. Il clima era straniante, divertente, frizzante come l'aria di un finto autunno che ancora sa di stagione calda. Nessuno guardava male l'altro per come era vestito, al massimo lo guardava con ammirazione e gli chiedeva pure una foto insieme, se il suo travestimento aveva raggiunto livelli encomiabili di fedeltà o originalità.






Devo fare coming out: non sono un'appassionata di fumetti, ancora meno di videogiochi, che sono i due macro temi del Lucca Comics. Certo, ho letto fumetti da piccola e da ragazzina e li ho apprezzati: Topolino, Minnie&Company (non lo leggevo solo io, vero?), Witch, Diabolik. Ma a parte questi pochi titoli non ne so molto, e lo stesso vale per i film sui supereroi tratti dai fumetti: ho visto la serie di film di Batman e di Spider-Man (quest' ultimo è forse il supereroe che più mi ha coinvolto, credo anche perché era interpretato da Tobey Maguire...La tredicenne ormonosa che è in me non muore mai). Nonostante questo, riconosco ai fumetti tutto il valore che riconosco all'arte e alla letteratura, poiché li reputo una sintesi di arte visiva (disegno) e letteraria (testi e dialoghi) non intrinsecamente inferiore ad altre forme espressive. Se come media non mi hanno mai attirato tanto è solo per un mio gusto, una mia preferenza naturale ed istintiva per altre cose. Quello che mi ha attirato a Lucca, dunque, è stato proprio il riconoscere che i fumetti sono solo un'altra forma espressiva artistica e letteraria, e in quanto tale potenzialmente di mio interesse, non così distanti, insomma, da altre cose che mi piacciono o adoro, come la scrittura. Perché di base si riconduce tutto alla scrittura, alle storie, a un mondo di fantasia in cui fuggire e rifugiarsi dalla realtà. A Lucca la fantasia prende vita e diventa la realtà in modo ancora più sfacciato e colorato di quanto sia possibile solitamente, e trovo tutto questo un po' buffo e molto affascinante, tanto che l'atmosfera festosa e rilassata mi ha fatto dimenticare dei diciotto euro spesi per entrare, delle lunghe code prima di ogni evento che neanche alle Poste e del biglietto supplementare (gratuito comunque) da prendere prima della maggior parte degli incontri (wtf? Ho già il mio biglietto, e pure il braccialettino di carta che ho incollato troppo stretto e mi procurerà crisi di claustrofobia per tutto il dì. Fammi mettere in fila che se no rischio di restare fuori!). Mi ha attirato a Lucca l'idea di andare in un luogo dove ogni giudizio fosse sospeso, dove ci fosse libertà e gioia di esprimersi e divertirsi con le storie, i personaggi, le parole, i disegni, i colori, le tinture per capelli, le maschere e le armature. Senza maschere, senza armature.




Luciana e Angela Giussani
 


Il 1 novembre 1962 esce il primo numero di Diabolik, il primo fumetto "nero" italiano, il primo fumetto indirizzato non esclusivamente ai ragazzi, e il primo fumetto italiano in edizione tascabile. Autrici di tutti questi primati sono le sorelle Giussani, Angela e Luciana, giovani donne milanesi dal carattere intraprendente. Angela, la maggiore, aveva da pochi anni fondato la casa editrice "Astorina" quando crea Diabolik, ispirandosi al personaggio di Fantomas, ladro protagonista di numerosi romanzi a puntate francesi molto popolari tra gli anni '10 e gli anni '30, e al personaggio di Lupin, ladro astuto ma gentiluomo. Poco dopo, Angela coinvolge la sorella minore, Luciana, nel lavoro alla casa editrice, che si occuperà esclusivamente del progetto "Diabolik".


 
 
Angela e Luciana Giussani sono nate rispettivamente nel '22 e nel '28, in una famiglia della medio borghesia milanese. Angela sembra caratterialmente più forte, diretta, intransigente, Luciana invece appare più timida, più insicura, un po' all'ombra della sorella maggiore. Entrambe sono però due donne indipendenti e moderne per la loro epoca, che rifiutano il ruolo di casalinga/madre/moglie e decidono da subito di lavorare: Angela, dopo aver preso persino il brevetto di volo, in un'epoca in cui anche solo guidare l'auto per una donna non era così scontato, inizia come fotomodella e poi collabora nella casa editrice del marito, l'Astoria; Luciana lavora invece come impiegata in un'azienda di elettrodomestici. Chiunque le conosca le descrive come inseparabili, due grandi amiche, due sorelle che vivono quasi in simbiosi, viaggiano insieme, e lavoreranno poi insieme instancabilmente, sette giorni a settimana, nello stesso ufficio a scrivere a macchina le storie, i soggetti e le sceneggiature di Diabolik.



 
 
Diabolik è un personaggio controverso e innovativo, il primo anti-eroe del fumetto italiano: un ladro astuto e un assassino efferato che però conserva un suo codice d'onore, che gli impedisce di fare del male ai deboli, alle donne, ai bambini. Ed è inoltre innamorato di una donna, Eva Kant, suo alter ego femminile, preziosissima compagna nel crimine, alla quale sarà sempre fedele (molti numeri, o albi, del fumetto si chiudono proprio con un bacio appassionato tra i due). Le due autrici si firmeranno in copertina solo con le iniziali del nome ("A. e L. Giussani"), poiché secondo alcuni amici editori il pubblico avrebbe percepito con scetticismo un fumetto giallo, ricco di violenza e delitti, scritto da due donne. Nell'Italia degli anni '60 il fumetto riceverà in ogni caso critiche e tentativi di censura proprio per i contenuti violenti, per il protagonista giudicato "di cattivo esempio" e a rischio di emulazione e per l'amoralità dei costumi (le sorelle saranno chiamate in tribunale a causa, ad esempio, di una copertina in cui compare una donna in costume da bagno, o di una vignetta in cui Diabolik e Eva si accingono a dormire nello stesso letto nonostante non siano sposati).
 
 


Le sorelle Giussani vengono comunque sempre assolte, e nonostante il fumetto sia in realtà piuttosto "morigerato", soprattutto in confronto ad altre pubblicazioni epigone che nel frattempo nascono sulla scia del suo successo, e che calcano la mano su contenuti erotici e violenti, le due autrici decidono comunque di attenuare la violenza e la crudezza delle storie. Inizieranno a concentrarsi su intrighi sempre più arzigogolati della narrazione giallistica-poliziesca, con colpi e furti concepiti impeccabilmente e ogni volta sorprendenti, nonostante il ripetersi di uno schema narrativo rassicurante per cui il lettore sa che alla fine Diabolik riuscirà sempre a farla franca.
 
 
 
Per saperne di più sulle sorelle Giussani e sulla storia della nascita e del successo di Diabolik potete leggere la biografia scritta da Davide Barzi...
 
 
 
 
 
 
...e vedere il documentario di Andrea Bettinetti Le sorelle diabolike , da cui ho tratto diverse informazioni per questo post, nonché il titolo.



Dal documentario emerge la dedizione e la passione per il loro lavoro, ma anche la concretezza e l'ironia di queste due donne creative e indipendenti ma indissolubilmente legate l'una all'altra.









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