venerdì 7 ottobre 2016

Non ci guarderemo indietro mai




 
 
 
Le superiori mi hanno fornito un prezioso insegnamento in merito agli occhiali da vista: non bisogna portarli. Le lenti a contatto mi sono sempre sembrate troppo macchinose, perciò preferisco strizzare gli occhi, con l'idea che se una cosa si trova a più di due metri di distanza me ne occuperò una volta arrivato lì. Forse era diverso nel diciottesimo secolo, quando tutti portavano montature metalliche quasi identiche, ma l'ampiezza dell'assortimento odierno fa sì che scegliendo una montatura uno sia costretto a dichiarare di essere un certo tipo di persona, o, nel mio caso, un certo tipo di insetto. Nel 1976 portavo occhiali così grossi che avrei potuto pulire le lenti con un tergicristallo. Non solo erano enormi, ma anche verdi, e con il marchio di Playboy in rilievo sulle astine. Oggi una montatura del genere sarebbe ridicola, ma all'epoca risultava elegante. Il tempo è crudele con tutto, ma sugli occhiali da vista sembra accanirsi con particolare ferocia. Ciò che oggi ti sta bene, puoi scommettere che tra vent'anni sarà motivo di imbarazzo, il che, naturalmente, costituisce il problema della moda in sé. Il design può anche raggiungere un apice, ma non succede mai che decida di fermarsi lì. Continua invece a esplorare, nel tentativo di soddisfare il nostro insaziabile bisogno di comprare roba nuova.
 
Quando siete inghiottiti dalle fiamme, David Sedaris
 
 
 
Ora magari sareste tentati di smentire tutto, riaffermando con orgoglio il sempiterno, sempreverde, beneamato (amato sul serio, non sono ironica) La moda passa, lo stile resta , motto che la cara Coco non immaginava avrebbe invaso le bio e le presentazioni dei blog di moda di tutto il mondo. E certo, lo stile resta, ma non resta sempre uguale a sé stesso, anche quello può cambiare ed evolversi e farsi influenzare, un po', poco, un minimo dai, dalle mode. Quando prendiamo come riferimento uno stile vediamo comunque come esso non rimanga identico con il passare del tempo: lo stile anni '70 che si usava negli anni '70 (intrinsecamente differente, come abbiamo visto qui) è diverso dallo stile anni '70 di ritorno negli anni ' 90 o dallo stile anni '70 rievocato nelle collezioni del 2010. A volte le differenze sono lievi e impalpabili come uno chiffon da Elie Saab (spazio per gli applausi), sono dettagli, sfumature, spesso cambiano semplicemente i capelli, il trucco, le scarpe. Quei particolari che poi distinguono il vestirsi secondo uno stile ispirato agli anni '70 oppure vestirsi realmente vintage, o, ancora, travestirsi per andare a una festa in costume (il confine tra vintage e costume o travestimento è a volte davvero davvero labile, o forse inesistente. Non che questo sia un appunto negativo, solo un dato di fatto.).
La moda infatti, quando non inventa qualcosa di nuovo, quando non stravolge uno stile, ma invece lo recupera, comunque lo rielabora, lo aggiorna all'anno corrente. Potrebbe essere per una ricerca artistica, l'esigenza di esplorare nuove possibilità e riflettere su nuove evoluzioni (la moda è pur sempre arte), potrebbe essere, come ci ricorda Sedaris, per una ragione economica, per il tentativo di soddisfare il nostro insaziabile bisogno di comprare roba nuova (la moda è pur sempre economia). 
 
Perciò se anche siete convinti di aver fatto una scelta fuori dalle proposte della moda in effetti indossate un golfino che è stato selezionato per voi dalle persone qui presenti... in mezzo a una pila di roba. Come direbbe l'algida e insopportabile e ben vestita Miranda Priestly. E se anche avete uno stile estremamente personale, stravagante, distante dalle influenze della moda del momento (che ne so, magari andate in giro vestiti da cosplay di Sailor Moon, è un vostro diritto), ci sono buone possibilità che tra vent'anni, ma anche solo tra dieci, vi guardiate indietro con un misto di imbarazzo, compatimento, disagio e disapprovazione per le vostre scelte stilistiche. Tranquilli, è normale (e poi eravate vestiti da Sailor Moon, buondio!). Questo perché anche voi, miei cari lettori e lettrici, cambiate, e forse rinsavite, o forse vi imborghesite, o forse, semplicemente, senza nessun tipo di giudizio, cambiate. E cambiate idea sulle vostre scelte passate, che un tempo sembravano valide, grandi idee addirittura. 
 
 
 
Le ragazze di Sex&theCity nei fulgidi anni '80.
Uno stile più classico e sobrio, come possiamo vedere dalla seconda e terza foto, gode forse di maggiore immunità dal senso del ridicolo postumo, ma rischia di essere un po' noioso e scialbo nel presente.
 

 
Il problema è che adesso Facebook (e Facebook per quanto mi riguarda è sempre un problema) riesuma foto dal passato e le espone alla pubblica gogna. Così quegli "errori di gioventù", quei faux pas dei tempi andati, quei fashion regrets che tutti ci portiamo dietro riprendono vita come zombie che ci perseguitano, affamati della nostra dignità. Un tempo questo ludibrio era circoscritto a una cerchia piuttosto ristretta di persone, familiari e amici che entravano per pochi attimi in possesso dei pericolosissimi album di famiglia, o che venivano a casa vostra senza preavviso impedendovi di nascondere le gigantografie improbabili che vostra madre tiene alle pareti. Il ludibrio diveniva pubblico solo per le star e la gente famosa, con i giornali e giornaletti e poi internet che si divertivano a far rimbalzare nuovi scoop di vecchie foto. Ma ora che tutti vogliamo essere famosi per sapere di esistere, o meglio, ora che abbiamo gli strumenti per farlo, non c'è clemenza che ci protegga, e quella tuta lilla con la scritta di strass che indossavi in seconda media potrebbe far capolino nella tua homepage, e in quella di tutti i tuoi amici e conoscenti, e rimanere impressa nell'internet da qui all'eternità.



Il bodyguard ha lo sguardo basso di chi dice: "Ho provato a dirle che non era una buona idea, ma non c'è stato niente da fare". (E ammetto che nel 2001-2002 questo look non l'avrei trovato male)



 
Dello stesso periodo, suppongo, questo outfit da squaw di Jennifer Lopez. Inutile negare che per un po' il poncho è stato per me un oggetto del desiderio.
 
 
 
 
Chi è senza peccato scagli la prima sneaker con la zeppa
 
 
 
 
 
La cravatta con la canottiera forse non era una buona idea, ma il sabato pomeriggio in centro la sfoggiavo sentendomi fashion e un po' ribelle al tempo stesso (ahhh i tredici anni)
 
 
 
 
In Heathers loro erano le "ragazze cattive" della scuola, che terrorizzavano gli altri prendendoli naturalmente in giro anche per come vestivano. Era il 1989. Oggi forse sarebbero loro ad essere prese di mira per le giacche con gli spallotti, le spille sui colletti, le pettinature cotonate. (Non che Le Sorellastre approvino questa o altre forme di bullismo, ognuno è libero di vestirsi come vuole, per carità divina!)
 
 
 
Il mio consiglio è di chiudere a chiave il mobile con gli album di famiglia, non far entrare nessuno in casa, non condividere la vostra password Facebook con nessuno, nemmeno con il fidanzato che tanto poi vi lasciate (e dai, scherzo, love is the answer), e di togliere il saluto a chiunque posti su un qualunque social network una vostra immagine non autorizzata, con indossi vestiti non autorizzati. (Per le foto nude invece non c'è problema). Oppure, in alternativa, potreste guardare le vecchie foto con tenerezza, indulgenza, malinconia verso una versione di voi stessi più giovane e più ingenua, e capire che in fondo ogni cosa ha avuto un senso, anche se solo per un attimo.
 
 
 
Mia madre a metà degli anni '80, con degli occhiali da sole da mosca che farebbero invidia a quelli di David Sedaris
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 



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