venerdì 19 aprile 2019

Comfort Zone - Where does the magic happen?






Mentre scrivo, sto affondando nel letto divano più comodo del mondo, circondata dai cuscini più morbidi e sprimacciati del mondo, sorseggio una tisana, abbraccio un peluche cuscino soffice e se non conservassi ancora un briciolo di dignità sarei tranquillamente avvolta da una di quelle coperte con le braccia che mi riprometto sempre di comprare/farmi regalare da mio fratello.



Un giorno sarai mia 



Mi sembra dunque il momento perfetto per scrivere di Comfort Zone, un concetto che trovo affascinante e al quale ho dedicato i miei venticoffcoff anni di vita, con religiosa devozione e implacabile pigrizia. Per molti anni il mio tempo libero si è snodato fiero tra letto e divano, con la compagnia prediletta di:

1-latte e biscotti o una tisana calda
2-una serie tv o un film
3-un libro o una rivista
4-internet


 Daria



Abed e Troy di Community e il loro fortino di coperte



Forse non è esatto dire che conducessi il mio stile di vita con fierezza, piuttosto con ignara felicità. Ignara di cosa? Beh, dei possibili rischi della Comfort Zone, come morire soffocata dai cuscini, o sviluppare una dipendenza dalle Gocciole, o iniziare a voler più bene ai personaggi di una serie tv che alle persone della tua vita reale (ma quale vita reale, poi?).
Il punto è proprio lì. Quanto meno è comfort la tua vita quotidiana, tanto più avrai bisogno della comfort zone. E per me le interazioni sociali non sono mai state molto confortevoli, inutile negarlo.
Il guaio però è che più stai nella comfort zone, più diventi inabile alla vita fuori da essa, come in un sortilegio, una ninna nanna dolcissima e malefica che ti rilassa e ti intontisce. Uscire fuori da quel bozzolo ben arredato e insonorizzato, dunque, diventa un'impresa traumatica come ri-nascere.
Là fuori sarai assalito da facce, voci, rumori, colori, stimoli esasperanti.






Ed è allora che ti assale il sospetto che il tuo fortino fatto di lenzuola, la tua cameretta, il tuo guscio ovattato, siano anche una prigione. Una prigione a cinque stelle, dove puoi agire indisturbata, sentirti a tuo agio, al riparo dai giudizi e dalle aspettative, ma pur sembra una gabbia, da cui non riesci a uscire quando vorresti o dovresti. Perché poi, diciamolo, ogni tanto l'ora d'aria è forzata, che noi lo vogliamo o no, a meno che non si diventi veri e propri hikikomori, un fenomeno che dal Giappone è dilagato come uno tsunami nelle nostre città e province.


E se non vogliamo addentrarci nei meandri oscuri della mente di chi decide volontariamente di escludersi dalla vita e recludersi in casa, non possiamo comunque sottovalutare i rischi di una comfort zone "non patologica".






È possibile crescere nella comfort zone? Forse sì, ma a una velocità rallentata, dove le nostre esperienze piacevoli ma ripetitive e le nostre azioni rassicuranti ma monotone hanno un peso limitato sulla nostra vita. Come sulla Luna, dove la gravità è minore rispetto alla Terra e i nostri corpi pesano meno (1/6 del nostro peso sulla Terra! Al bando ogni restrizione alimentare: la Dieta Lunare è il futuro).
Passare del tempo in compagnia delle mie letture preferite, o delle repliche dei miei telefilm del cuore, guardare un film che mi piace e che so già come va a finire, mangiare i cibi che mi confortano, fare le cose che so di saper fare e parlare con persone con cui posso lasciarmi andare sono tutte cose che hanno contribuito al mio benessere e che mi hanno anche formato per diventare l'embrione di adulta che sono oggi. Devo però ammettere che sono stati i momenti di panico, le sfide da cui non sono fuggita, le situazioni Ma chi me l'ha fatta fare e Ed io adesso come ne esco a farmi avanzare davvero nel mio percorso e a farmi superare lo stato embrionale di adulta.



(Not necessarily a fan of Ford, but still this is a good one…)



A volte, è necessario distinguere cosa ti fa star bene nell'immediato e cosa ti fa davvero bene nel lungo periodo, e accettare a malincuore che le due cose non sempre coincidono. E se non siamo ancora pronti per puntare dritti a ciò che ci fa davvero bene, possiamo ripiegare su qualche compromesso, un po' come quando metto i semi di chia sul gelato Haagen-Dazs al caramello salato.


Inutile negarlo e rivestire di caramello la pillola: il mondo fuori dalla comfort zone può fare molta paura. Ecco due strategie che mi fregio di utilizzare e alle quali mi ancoro per superare la mia paura di affondare tra le acque torbide oltre la terraferma della comfort zone:

1) Usare la comfort zone come premio per quando avrò fatto qualcosa di uncomfort, e non come alibi per non fare cose che mi mettono a disagio.

2) Ricordare che se esci ripetutamente dalla comfort zone, con pazienza da frate certosino, umiltà da frate trappista e fiducia quasi al confine con la fede da frate camaldolese, a un certo punto la tua comfort zone si allarga! È come regalarti uno spazio sempre più grande in cui sentirti a tuo agio, metri quadrati in più di libertà esistenziale.



by Stefan De Vrij



E voi? Qual è una cosa che fa parte della vostra comfort zone e alla quale non rinuncereste mai? E quale invece una cosa fuori dalla comfort zone, che vi spaventa ma che al tempo stesso vorreste tanto fare? Se vi va, cari lettori invisibili, fatemelo sapere nei commenti.


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