Camminavo sola e indisturbata per la stradina di campagna vicino a casa mia. Indisturbata se non consideriamo le zanzare assassine della Bassa, la puzza della terra concimata, tutta natura, l'umidità che qui ti circonda come un'aura (non è Illuminazione, ma sudore).
Quando due uomini dall'aspetto tozzo e contadinesco, l'aria di spaventapasseri con qualche taglia di troppo, mi si sono avvicinati baluginanti come miraggi.
"Ma che vorranno mai questi tipacci? Io vado per la mia strada, quelli per la loro", mi son detta tra me e me.
- Lei è la signora Silvia, vero? - mi ha apostrofato uno dei due, con sguardo truce.
Io mi sono guardata alle spalle, chiedendomi a quale signora potesse mai rivolgersi il nerboruto, ma, neanche a dirvelo, la stradina alle mie spalle era deserta, fatta eccezione per un piccione dall'aspetto assai ignaro che, al mio sguardo carico di speranza, s'è volatilizzato verso cieli migliori.
- Sono Silvia, lei chi è?
- Noi - ha detto buttando l'occhio al panciuto compare - siamo stati informati del fatto che lei vuole scrivere un racconto della domenica.
Certe notizie corrono veloci. In effetti avevo in mente, una volta tornata a casa dopo la mia passeggiata
- Cosa volete da me e dal mio racconto della domenica?
- Questo racconto non s'ha da fare - ha sentenziato uno dei due con una voce cavernosa e un po' grottesca.
- E perché mai?
- E se poi viene uno schifo, come fa? Guardi che adesso alcuni la leggono. Certo, sono pochi, però la leggono... - ha detto con tono insinuante l'altro barbaro, dondolando la testa come quei cagnolini che alcuni mettevano sul cruscotto dell'auto.
- Mi leggono?
- Ma chi vuoi che la legga - gli ha fatto eco l'amico con una manata sulla spalla - Il punto non è quello, ché tanto non la considera nessuno, senza offesa, eh, signora. Il punto è che non ha visto che ore sono?
- Ho lasciato a casa il cellula...
- Sono le sette e mezza di sera. E lei deve ancora tornare a casa, farsi la doccia, mettersi la crema al cocco, far da mangiare, mangiare...
- Ma guardi, io mangio poco...
- Sparecchiare, pulire la cucina, preparare l'occorrente per domani, discutere con suo padre e suo fratello, che l'aspettano per il secondo round. A pranzo non è andata granché bene, si ricorda?
E chi se lo scorda. Mi illudo sempre di poter parlare con loro come se fossimo tutti adulti, invece siamo tutti bambini sfrattati ed esiliati in questi corpi da grandi. Fingiamo, recitiamo una parte, a volte ci viene bene, altre male, mio fratello e mio padre sono più bravi su certi registri, io su altri, ma è sempre un copione che ci tiene prigionieri. E ci sono un sacco di questioni irrisolte ed emozioni represse che fanno muro e impediscono un confronto razionale. Meccanismi malati che conosco bene. Ho sempre fatto la parte dell'olio che fa scivolare meglio gli ingranaggi, ora invece sto opponendo resistenza, sono ruggine, e ho paura che salti tutto.
- Sì, mi ricordo - dico con aria colpevole e sguardo basso.
- Sa, sono cose a cui deve pensare, non può illudersi di avere tempo per altro.
- E poi, comunque, c'è tutto il resto - ha aggiunto il secondo bruto, con gli occhi che luccicavano.
- Noi abbiamo portato il nostro messaggio, ci pensi bene, mi raccomando. E quando ci avrà pensato capirà anche lei che non è cosa. Noi l'abbiamo avvertita.
I due uomini sono spariti come fantasmi nella pianura.
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