venerdì 18 dicembre 2020

Attenzione! Fragile! Maneggiare con cura!



Per me non è Natale finché non vado da Mia. Mia è nato come vivaio: piante dai nomi esotici, più sobrie piante d'appartamento con nomi da moschettieri come il ficus e il pothos, simpatiche piante grasse, le mie preferite, forse l'unica specie vegetale che non sono ancora riuscita ad ammazzare. Senza dimenticare naturalmente i fiori: fiori che ricordano quelli assassini di Jumanji, mazzi di rose, camelie, narcisi, ciclamini, iris, rododendri...Non sono affascinanti i nomi dei fiori? Passeggerei tra quelle corsie verdeggianti per ore, inebriata dal profumo silvestre e dalle particolarità di ogni foglia o petalo: le sfumature di colori, le forme, le venature. Ogni cosa è viva e respira e forse mentre respira mi stordisce di anidride carbonica, chi lo sa, chi se la ricorda la fotosintesi clorofilliana. Ad ogni modo è rilassante passeggiare lì in mezzo, c'è lentezza, pace, ritmo di sogno, se non fosse per qualche bambino delinquente che a volte scappa al controllo genitoriale e saltella qui e lì turbando il mio dialogo con le piante e il mio equilibrio interiore. Ma da Mia non ci sono solo le erbette, i fiori e li arbuscelli; vendono anche accessori per la casa, i cosiddetti complementi d'arredo, che come espressione già mi fanno pensare a una me risolta e soddisfatta dalla vita, che arreda casa con gusto sobrio ma non banale, stile sofisticato ma non pretenzioso, una di quelle donne che non escono mai con mutande e reggiseno spaiati e sanno sempre cosa ordinare al ristorante. I complementi d'arredo che più attirano la mia attenzione, poi, sono in realtà candele dai profumi di torta appena sfornata, cuscini sprimacciosi, copertine pelose con le stelle che si illuminano al buio, e una serie di altri ammennicoli forse non esattamente da donna sofisticata che ha tutto sotto controllo, quanto da eterna bambina/adolescente che ancora si esalta a pensare di costruire un fortino con le lenzuola. Ma il periodo natalizio è clemente, e una delle sue concessioni è proprio quella di farci regredire a stadi di sviluppo passati senza sensi di colpa, godendone solo i benefici, ignorandone i pericoli. Ed è proprio a Natale che Mia si trasforma e dà il meglio di sé, diventando l'ambientazione di un trip da acidi natalizio, o la succursale di un villaggio di Babbo Natale, se preferite. Tutto il negozio, dalla porta scorrevole d'ingresso, agli angoli più reconditi di ogni mensolina, fino alla grande sala centrale, e poi fino all'uscita, è disseminato di decorazioni per l'albero e per la tavola, festoni, lucine, ghirlande. E allora entro da Mia trionfante, sapendo che come una calamita attirerò a me tutto ciò che è cozy. Candela al caramello-bruciato-perché-ti-eri-distratta-a-guardare-i-pop-corn-che-scoppiettavano-allegri? Mia! Coperta rosso Natale con maniche, cappuccio e tasca per il telecomando? Mia! Borsa d'acqua calda con pon-pon bianco innevato? Beh, che dire... Mia! Il mio carrello canterà a squarciagola Luci a San Siro e non rinuncerò neppure alle tazze con le corna di renna, perché il confine tra il cozy e il trash talvolta è sottile e a Natale mi piace rischiare di valicarlo ad ogni passata di carta di credito. Qualcuno potrebbe obiettare che questa è una visione consumistica del Natale, che i valori della festa sono altri, e avrebbe sicuramente il mio ascolto e il mio zzz rispetto. Ma per quanto mi riguarda è una festa pagana in cui voglio solo stare a casa con le persone a cui voglio bene, guardare i film che amo, mangiare i miei piatti preferiti, leggere, scartare regali e sfidare parenti e amici ai giochi da tavolo. Se penso ai pezzi che quest'anno mancheranno al mio puzzle di Natale, un po' mi viene il magone. Alcune sono solo tradizioni messe in attesa, e si accettano senza particolari traumi, altre invece sono cose che ho visto finire, persone che ho dovuto salutare. Vorrei credere che mettere insieme tutti i nostri pezzi mancanti potesse servire ad attutire un po' il silenzio, a riempire un po' il vuoto. Vorrei tanto che le parole riuscissero a tendere una mano e a trovarne, con sorpresa, un'altra da stringere. So che forse è un pensiero ingenuo, ma è una concessione che mi farò, dopotutto il periodo natalizio è clemente. Domani andrò da Mia, farò tutto con calma, attenta a non urtare niente mentre mi muovo: ci sono palline di vetro preziose e fragili che potrei frantumare con un gesto distratto o impacciato, un'imperdonabile noncuranza. Mi aggirerò, accorta, tra gli scaffali luminosi e mi rifletterò negli specchi. Farò un selfie che poi non avrò il coraggio di mandare. Incontrerò qualcuno che mi ricorda lui. Poi comprerò le tazze con le corna di renna e i marshmallow a forma di stella e andrò a casa a farmi la cioccolata calda fondente, con una quantità di panna tale da far impallidire qualunque nutrizionista, anche il più benevolo. Cercherò di dimenticare tutto e mi ricorderò di tutto.




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