sabato 7 dicembre 2019

Bianca e la nebbia


Nessuno ha detto che sarebbe stato facile, nemmeno per te. Cammini a un metro da me e fingi di non conoscermi quando ci sono le tue amiche a ronzarti attorno, sciame impazzito, tutte occhi e sorrisi.
Ti guardano come se fossi su un piedistallo, e tu ti presti fino a un certo punto, ti metti in posa, ti fai osservare dagli sguardi famelici di chi vuole adorarti e vederti cadere, poi spezzi l'ipnosi con una risata sguaiata o ti divincoli con una mossa disarticolata e buffa.
Pensavi sarebbe stato facile. Hai tutto ciò che serve: aspetto adatto, vestiti giusti, pensieri giusti.
Sei anticonformista abbastanza da farti ammirare, ma allineata a sufficienza da farti riconoscere.
Sei come loro eppure sei diversa. A volte mi guardi con gli occhi sprezzanti e luccicanti di chi giudica in silenzio, sbuffi, ti ritrai, alzata di spalle, occhi al cielo, ghigno beffardo, sarcasmo.
Eri una bambina così dolce. Quasi non ricordo la tua vocina di ieri, le tue braccia tese in cerca di abbracci, le tue domande limpide e ingenue. Oggi improvvisi discorsi sul capitalismo, che difendi col pugno stretto attorno all'ultimo iPhone, poi sfili al Friday for Future con il cartellone fatto a pennarelli pastello. Ieri dovevo censurarmi con te per non trafiggere la bolla d'innocenza in cui galleggiavi, oggi sei tu che censuri le cose che ti succedono a scuola, le cose che pensi, le cazzate che fai. Sei così sicura di te che a volte ci casco pure io, e rischio di metterti su quel solito piedistallo.
È per come parli, con tutti, senza mai vergognarti o soppesare le parole, quando io alla tua età soppesavo pure i respiri; è per come ti muovi, per come entri nelle stanze sicura e catalizzi l'attenzione senza sentirne il peso; è anche, purtroppo, per come appari, perché sembri più grande dei tuoi anni, e sei bella, inutile cercare parole per dirlo. La bellezza non deve spiegarsi, non ha bisogno di parole, non le servono, se ne frega. È questa la sua crudeltà e il suo fascino, ciò che non finisce di atterrirmi. Sei bella e per questo a volte ti senti onnipotente, te lo fanno credere, e non so dirti fino a che punto sia una bugia.
Eppure per te non è facile. Me lo dici piangendo, le parole sgorgano veloci, ti abbracci le gambe, i tuoi pensieri dondolano ossessivi. Raggomitolata sul letto come un gatto, in un maglione di lana troppo grande, sono tornati, la tua immagine si sovrappone a quella di tante altre, in un ologramma rivedo la me tredicenne pronunciare le tue stesse parole, piangere le tue stesse lacrime, sentire le cose che senti. E non sono andate via del tutto, si sono solo addomesticate un po'. Quelle voci che urlavano ora sussurrano. Vorrei che le mie parole avessero un peso diverso, invece sono fragili come le mie certezze, basta tirare qualche filo e si disfano. Ti abbraccio per rimettere insieme i pezzi.


Giovedì hai la verifica di matematica. I tuoi voti splendono come posate nuove, i tuoi voti fanno rumore, eppure non sono mai abbastanza. Senti di non essere mai abbastanza. Mi chiami dall'altra stanza ed ecco che ricordo com'era la tua vocina gentile. Mi chiedi se posso aiutarti, e io spero con tutto il cuore di poterlo fare, ma si tratta di matematica, e non ci scommetterei su qualcosa, ecco.
Ci sediamo vicine sulle sedie girevoli, la tua scrivania bianca trabocca di fogli, disegni, penne, matite, pennelli, diari, agende e blocchi note. Mi perdo a guardare gli adesivi con cui hai personalizzato ogni cosa, le scritte colorate, a volte immature, a volte irriverenti, il bullet journal. Trovo che tutto lì in mezzo sia più interessante di quei numeri con cui dobbiamo fare i conti, e ogni cosa parli di te più di quanto un voto potrà mai fare; e poi chi diavolo se lo ricorda come si fanno le espressioni di secondo grado?! Infatti al primo tentativo non ci riesco e mi sale l'ansia, la stessa che avevo allora, la stessa che hai tu adesso. I tuoi occhi fuggono al cellulare che tieni nascosto sulle gambe, come se io non lo vedessi lampeggiare ogni tre secondi in un tripudio di emoticon.
“Bianca stai qui, Bianca concentrati, Bianca domani hai la verifica!”. Le ore passano a un ritmo diverso, zampillano, si perdono, un black-out oscura tutto per un po' e tu vaghi sospesa. “Bianca stai qui, Bianca concentrati, Bianca alla prossima ora hai la verifica!”. Ascolti la musica per placare l'angoscia, per farti compagnia, per non sentirti così piccola e sola davanti a quello che non sai affrontare. Le lacrime salgono e fatichi a trattenerle, guance bollenti, mani fredde, denti stretti.
Ed ecco la nebbia. La nebbia che pervade tutto e rende ignoti e spaventosi anche i luoghi che conosci bene. “Ma io le so le regole, ma io ho studiato, però non mi vengono, non sono capace!”.
Gli occhi ti bruciano, senti freddo e caldo insieme, una voragine si apre nello stomaco e ti risucchia.
“Bianca stai tranquilla, Bianca è solo nebbia, respira!”. Non è facile respirare quando porti addosso il peso di un'armatura, e il cuore stretto nel petto batte al ritmo di un tamburo tribale che invoca il tuo sacrificio. Ti gira la testa, la mente si offusca, è la nebbia. Puoi solo andare avanti, ma ogni passo è incerto, ti costa fatica, ti fa sprofondare nel vuoto. Ti tremano le mani sul quaderno, l'inchiostro è veleno che spargi sulla tua ferita. “Non mi viene, non ci riesco, non sono capace!”.
Sono qui per aiutarti, eppure per riuscirci devo tornare nella nebbia anch'io, uscirne e dirti che si può fare, che era solo un'illusione, che dietro alla foschia ci sei tu, ci sei sempre stata tu, che non sei sola e non devi avere paura.


I relitti sono ancora lì sotto all'oceano, consumati dal tempo e dal buio, ma so che esistono.
Mi preparo, mi faccio coraggio e mi butto. Un tuffo di testa, senza pensare troppo. Sto studiando alla scrivania di mio fratello, ascolto la musica per placare l'angoscia, per farmi compagnia, per non sentirmi così piccola e sola davanti a quello che non so affrontare. Domani ho la verifica di matematica. Vorrei che qualcuno si sedesse vicino a me a fare le espressioni, vorrei che qualcuno mi dicesse che ce la posso fare, che sono abbastanza. La mia mente si riempie di nebbia, gli occhi si appannano, li chiudo, inspiro, espiro. Quando li riapro ci sei tu di fianco a me, e io non sono più sola, non ho più paura.




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