martedì 17 dicembre 2019

Un altro giro



Aveva poco tempo. Si era alzata tardi quella mattina, per una volta aveva indugiato nella foschia tra sonno e risveglio un po' troppo a lungo, approfittando del tepore del piumone soffice, del profumo delle lenzuola fresche, temendo la giornata che la attendeva, già in piedi come un generale davanti al suo letto. Forza, avanti, marsc'!
La sua agenda era tutta da spuntare, l'avrebbe fatto con la lentezza e il piacere di chi soddisfa una perversione e vuole assaporarne ogni istante: con la penna blu la spunta degli impegni personali, con la penna nera la spunta degli impegni di lavoro, con la rossa quella delle incombenze familiari.
Si sentiva in gabbia, ma, incapace di dire di no, come guidata da un masochismo sottile e compiaciuto, finiva con l'aggiungere ogni giorno nuove sbarre. La sua giornata era fitta di impegni che come rampicanti crescevano e si annodavano attorno al suo corpo fino a tenerla in ostaggio.
Chi avrebbe spezzato quell'incantesimo? Chi l'avrebbe liberata da quella morsa stretta, così dolorosa, soffocante, eppure insospettabilmente piacevole? Riusciamo ancora a riconoscere le nostre prigioni, le trappole che ci separano dalla vita, quando esse diventano, per abitudine, la vita stessa? Quanto può diventare inquinata la nostra ora d'aria se siamo schiavi dell'aria rarefatta della prigione?


Nel periodo di Natale, come sempre, le cose peggioravano. Aveva trangugiato in un sorso la frenesia natalizia, e ora, a metà dicembre, le scorreva nelle vene rinvigorendo ogni parte del suo corpo. Camminava più velocemente, parlava più rapidamente, saltava da un'occupazione a un'altra, sorrideva sempre, seguirla con lo sguardo ti faceva girare la testa. In quel periodo dell'anno diventava come la ballerina di un carillon impazzito, che volteggiava vorticosamente, senza potersi fermare.
Un altro giro, poi un altro ancora, e un altro…
Le feste erano diorami illuminati da luci al neon, le persone maschere sorridenti dagli occhi vuoti, ogni cosa si sovrapponeva e luccicava e scompariva. Fermati, ti prego, fermati!
Avrebbe fatto in tempo a fare tutto, anche quest'anno? Li avrebbe fregati tutti, anche stavolta? Queste erano sfide che la animavano e la deprimevano, riuscivano a tirare fuori il meglio e il peggio di quella sua anima che oscillava tra un'emozione e quella opposta. Volevo solo qualche giorno in più, mi serviva solo un altro po' di tempo! Programmare, organizzare, prevedere, anticipare, immaginare, sognare. Ricordare, rimpiangere, rammaricarsi di una scelta o di una svista, rimproverarsi, non riuscire mai davvero a perdonarsi.
Era capace di dormire quattro ore a notte per alzarsi alle sei e iniziare una giornata perfetta in ogni riga, una giornata da coccarda appuntata al petto, una giornata da influencer.
Ma c'erano anche quelle notti di lacrime, in cui si abbracciava e si cullava fino ad arrendersi stremata al sonno. Costava fatica, tutta quella perfezione che negli anni si era creata a colpi abili di scalpello dal blocco marmoreo della sua vita che detestava. Ogni cosa era artificio, ogni cosa costruzione, frutto di pensieri, ripensamenti, programmi, esperimenti su se stessa: dal suo aspetto curato in ogni dettaglio, ai suoi capelli ramati, ai suoi vestiti, alla sua casa, agli atteggiamenti, alle cose da dire e da non dire mai. Aveva una lista per ogni ambito della sua vita, e ogni sera ripassava ciascuna voce chiedendosi se non fosse necessaria qualche modifica, qualche correzione.


La cena aziendale sarebbe stata la terza uscita di quella settimana, si era alzata tardi, ma avrebbe recuperato e fatto tutto in tempo. Solo un altro po' di tempo.
Doccia, palestra, massaggio, centro commerciale, gruppo whatsapp, inviti, notifiche, telefonate, disdette. Il pranzo si poteva saltare, non c'era tempo. Alle quattordici la parrucchiera.

- Come li vuole oggi? Lisci o mossi?

- Mossi. Delle onde morbide, con phon e spazzola, che partano da qui.

- Come sono belli i suoi capelli...È rossa naturale?

- Certo – rispose sorridendo con malizia alla nuova ragazza che la guardava ammirata.




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