lunedì 9 dicembre 2019

Natale al buio


Via Lenin era buia e sporca come sempre, il solo lampione sopravvissuto illuminava di sguincio il vetro opaco della sua macchina scura. Aspettava ormai da due ore e trenta, in quella fredda notte di dicembre. Dalle case malridotte poteva intravedere il luccichio di chi non si era arreso al buio, di chi sfidava il brutto con una dedizione che era insieme patetica e commovente. Qualcuno aveva fatto l'albero, qualcun altro aveva acceso una ghirlanda di luci sul balcone, che penzolava come un filo spinato, lampeggiando a intermittenza; c'era poi chi si era spinto addirittura oltre, e aveva appeso un babbo natale di plastica alla finestra. A guardare da fuori nelle case, d'inverno, quando si avvicina il Natale, puoi persino credere che si possa essere felici, e che solo a te sia negata quella felicità.
Anche un quartiere dimenticato e stuprato dall'orrore come quello sembrava addolcirsi, farsi innocuo e mansueto come un nemico che hai imparato a conoscere e con cui hai scoperto di avere qualcosa in comune. Tutto appariva meno spaventoso, più familiare e rassicurante, se filtrato dalle luci del Natale. Eppure era un'illusione, e lui lo sapeva bene. Proprio in quel periodo, anni prima, la sua vita era stata interrotta da uno squarcio sulla tela, e da allora non aveva fatto altro che andare avanti trafitto, spezzato, con una ferita che si era convinto di poter nascondere al resto del mondo, che tanto non avrebbe capito. Gli altri vedevano solo la sua cicatrice sul sopracciglio, il viso polveroso segnato dalle rughe, il confine dei capelli che si allontanava sempre di più dalla fronte, l'ombra color fumo che sosteneva i suoi occhi. Le persone a volte trasalivano quando lo vedevano arrivare, colpa anche della sua imponente altezza, poiché già all'età di quindici anni aveva raggiunto il metro e ottanta.
La gente lo notava e puntualmente si scostava, sperando in cuor suo di non ritrovarsi mai un tipaccio del genere come vicino di casa. Eppure non potevano neanche immaginare la profondità dell'oscurità che lo abitava, quali demoni aveva conosciuto, fino a dove si era spinto per ricacciarli indietro e cercare di sopravvivere.

Il tempo scorre diversamente per chi è sopravvissuto a un dolore così grande. Le feste e le ricorrenze non hanno più lo stesso gusto dolce in bocca, ma si intingono di amaro. Ecco un altro Natale che avrebbe riportato a galla tutto l'orrore. Lui avrebbe lavorato fino all'ultimo, accettando chiamate che gli altri erano ben felici di rifiutare, si sarebbe lasciato assorbire dallo sporco, dal marcio, dal putrido fetore di quella città e di quelle vie che lui conosceva in modo diverso da tutti gli altri. Al diciotto un tizio era stato ucciso dopo un tentativo di furto finito male. Al trentadue un uomo aveva strangolato la moglie per una questione di soldi o di passione. Nella casa all'angolo, invece, si era consumato un festino a base di cocaina che poi era finito con una ragazza scomparsa e un'altra in overdose. L'aveva ritrovata nel parcheggio del centro commerciale due settimane dopo, il giorno di Pasqua. Tutto ciò lo attraeva con una forza insopprimibile, era come poggiare il piede nel punto sbagliato ed essere inghiottito dalle sabbie mobili; ma a lui piaceva affondarci dentro, ne aveva bisogno, e doveva spingersi sempre più giù, quasi fino a sentire di non riuscire più a respirare quell'aria di fogna e di sangue, fino a sentire di soffocare. Di solito qualche suo collega lo fermava appena in tempo, un attimo prima che fosse troppo tardi, ma dopo l'ultimo incidente, due mesi prima, nessuno se la sentiva più di accompagnarlo nelle sue missioni suicide. Erano già passati due mesi. Il braccio gli faceva ancora male, ma lui si abituava in fretta a convivere con il dolore.

Un'altra ora in quella macchina e tutto sembrava immobile. Forse il tempo si era davvero fermato e lui avrebbe continuato ad aspettare in quell'auto un finale diverso che non sarebbe mai arrivato. Quanti pensieri inutili inizi a fare quando passi troppo tempo da solo. Si versò dell'altro caffè bollente e mandò giù tre pasticche. Avrebbe passato un altro Natale al buio.


Nessun commento:

Posta un commento