domenica 8 dicembre 2019

Zuppa di lenticchie


La mensa di via Condotta era stata aperta nel 1975. All'inizio vi si recavano per lo più gli operai della Barresi, l'azienda di metalmeccanica lì vicino. Pochi passi e centinaia di tute blu potevano gustare i piatti della Tina, la cuoca del locale, che all'epoca aveva venticinque anni e già cucinava da quindici. Seconda figlia in mezzo a una cinquina di maschi, le era toccato il ruolo indigesto di vice madre, e lei lo accompagnava con piatti prelibati per mandarlo giù. Cucinare era l'unico dei suoi doveri che non le andasse stretto, che non la facesse sentire in gabbia; anzi, era una via di fuga da quella realtà così amara. La Tina impastava con tutta la foga che aveva addosso, frullava sfruttando l'energia cinetica della sua rabbia, ricavava il massimo dal poco che aveva, e sospirando infornava. Quando ancora lavorava in fabbrica, si alzava alle cinque e mezza ogni mattina. Imparare il lavoro non era stato difficile, uno dei capi reparto la teneva sotto stretto controllo, allungando l'occhio anche più del necessario; la Tina però si sapeva difendere, e quelli tra i suoi compagni di lavoro che l'avevano capito la rispettavano. Qualche volta, però, le era capitato di dover mettere a tacere l'orgoglio e ingoiare bocconi amari. Ma alle sei poteva tornare a casa, e da lì in poi il tempo doveva essere suo, se lo era imposta. In cucina poteva addolcire la sua giornata, mantecare i dolori fino a che non si scioglievano in bocca, malinconici come i giorni di fine estate; poteva riaccendere l'entusiasmo sbiadito dalla fabbrica con spezie che riscaldavano partendo dai pomelli delle guance fino alle ossa. La madre tornava a casa per ultima la sera e non era difficile che al suo rientro trovasse la figlia canticchiare a fine giornata. Seduta al tavolo della piccola cucina, mentre sorseggiava la sua zuppa le chiese:

- Ma come fai ad essere sempre così allegra?

La Tina sorrise.

- Non lo so. Lo sono, e basta.

- Sai, questa zuppa è davvero buona...Non te l'ho insegnata io, non la so fare così... Mi vuoi dire qual è il tuo segreto?

- Forse è quello. In cucina se sei triste i piatti ti vengono male...


Non poteva sperimentare più di tanto in quella cucina, le mancavano gli ingredienti e i commensali di ampie vedute. Quando aveva fatto arrosto le patate dolci, anziché quelle tradizionali, un coro di rivolta si era levato dal popolo. E dire che quando aveva scovato quelle patate da una contadina fuori zona, si era sentita illuminata dal piacere della scoperta, ed era corsa a casa quasi trafelata, dalla smania di assaggiarle ed ampliare la gamma dei sapori da lei conosciuti. La povertà e il tradizionalismo maschile, e un po' maschilista, che imperavano a casa le mettevano al collo uno di quei collari che si allungano fino a un certo punto e non di più, altrimenti il cane finisce per strozzarsi con la sua voglia di indipendenza. La Tina però, a suo modo, era uno spirito libero. Legata alla famiglia, alla fabbrica, ai doveri, ma libera, dentro. E appena poteva doveva scappare, vagare, esplorare, anche se solo restando nella sua cucina.


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