lunedì 2 dicembre 2019

Uraro


Si erano conosciute in un parco: su una panchina Mayumi leggeva un libro che teneva in grembo, voltando le pagine con fare attento e cerimonioso; lei invece fissava il cellulare come copertura al suo pensierare nel vuoto, con la mente che zampillava tra i ricordi, le emozioni, e i volti rivisti quel giorno al funerale. Un raggio di luce squarciò il suo vuoto assorto quando Mayumi le chiese: “Cosa significa espediente ?”. Lei si voltò di scatto come colta alle spalle da un rapinatore armato, ché nei parchetti non si può mai stare tranquilli. “Cosa? Oh... È un modo, un mezzo per fare qualcosa che sembrava impossibile...”. Mayumi sorrise: “Grazie!”, esclamò tutta contenta. Poi si affrettò a rovistare nella borsa e ne riemerse con una ciotola di vetro. Sollevò il coperchio e con le dita leggiadre e accorte che prima sfogliavano silenziosamente le pagine estrasse un biscottino a forma di fiore e glielo porse. Lei lo guardò sospettosa come di fronte a una bustina di cocaina, ché ai parchetti non si può mai sapere, e istintivamente rifiutò con la mano. Mayumi piegò leggermente la testa, dispiaciuta: “Assaggia, assaggia!”, ritentò. “No, sono allergica al glutine...”, disse, e subito si pentì, non solo per la bugia, ma anche perché annaspava un po' all'idea di dover spiegare cosa fosse il glutine. “No...Non c'è glutine negli uraro!”, la rassicurò Mayumi. “Ura...che?”. “Uraro, sono biscotti, dolci tipici delle Filippine, io sono filippina!”, e sorrise di nuovo con una certa gioia. Così, vinta dalla gentilezza, lei prese un biscotto a forma di fiore, le si sciolse in bocca polveroso. Assomigliavano ai canestrelli che faceva sempre insieme a sua nonna, i suoi biscotti preferiti di quando era piccola.
E, proprio come quando era piccola, le venne voglia di un bicchiere di latte fresco servito nella caraffa di vetro panciuta che sua nonna metteva al centro del tavolo, ricoperto da una tovaglia di plastica bianca e rossa. “Li ho fatti io...Quindici minuti nel forno...Zucchero, vaniglia, un po' di latte in polvere, uova...”.“Poi metti le uova, due tuorli, duecento grammi di burro, che dev'essere morbido, per amalgamarsi bene con gli altri ingredienti, e mischi in una ciotola insieme alla fecola e alla farina...”. “Ma cos'è la fecola, nonna?”. “Ma la farina è speciale: tapioca e arrowroot”. “Arrowroot? Non l'ho mai sentito, cos'è?”, chiese lei svegliandosi da un sogno. “Si prende da piante tropicali. È come farina bianca, ma più fine, senza glutine!”, si affrettò ad aggiungere Mayumi. “Questa pianta veniva usata dagli Indiani d'America perché il suo succo era efficace contro il veleno delle frecce”. Lei sorrise, pensando alla sua ferita che sanguinava di nascosto, e non sapendo quale unguento o ricetta sarebbero riusciti a guarirla.
 

1 commento:

  1. Notevole: molta umanità in poche righe, incastonata tra un funerale e una ferita forse inguaribile ma non letale.

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