venerdì 20 dicembre 2019

Notte stellata (parte 1)



Forse non è una cosa bella da ammettere, ma non pensava sarebbe mai diventato padre.
Se immaginava il suo futuro, e lo faceva spesso, in quelle notti d'alcol e nebbie, o nella strada che percorreva a piedi per arrivare a lezione e poi per tornare a casa, vedeva nell'avvenire una versione di sé stesso in giacca e camicia, senza cravatta, alla scrivania, intento a disegnare o fare calcoli.
Intravedeva sospirando cospicui assegni e versamenti sul suo conto corrente, strette di mano vigorose, sorrisi smaglianti e pacche sulle spalle dei suoi colleghi e superiori. Vedeva le notti passate a ultimare le consegne per il giorno dopo, la stanchezza gloriosa e vitale dei muscoli che lavorano e solo dopo aver compiuto il loro dovere possono arrendersi, soddisfatti.
Poi vedeva la segretaria carina che gli portava il caffè, si sedeva sul suo tavolo, accavallava le gambe e...Beh, quella poi era un'altra storia...Ad ogni modo, come padre proprio non ci si vedeva.
Il tempo da vivere è già così poco, lo devi strappare con la forza agli anni che avanzano, continuando a schivare e sferrare colpi, su un ring che, lo sai, alla fine ti vedrà comunque andare al tappeto.
Aveva troppe cose da fare, obiettivi da raggiungere, luoghi da visitare. E soprattutto, e questo proprio non è bello da ammettere, lo intristiva l'immagine di suo padre, che aveva sacrificato tutta la sua vita per la famiglia, accatastando affanni e rinunce, ottenendo in cambio solo delusioni, colpi bassi del destino, e, ora, gli acciacchi degli anni, implacabili e puntuali. Anzi, in anticipo, perché, di questo lui era convinto, a suo padre sarebbe di certo toccata una sorte migliore se, in tutto quel tempo che era stata la sua vita, si fosse dedicato un po' di più a sé stesso, si fosse ricordato di prendersi cura di sé. Ma era un uomo d'altra fattura, che aveva cercato a modo suo di rimediare al destino di un padre violento e assente, e il concetto di “cura di sé” gli era così estraneo da suscitargli tutt'al più una risata stizzita. A lui non sarebbe successo. Non avrebbe potuto abdicare con tale rassegnazione e dedicare totalmente la sua vita a qualcun altro, fosse stata una donna o un figlio.
A volte ci facciamo delle promesse, e ci crediamo davvero, eppure il tempo finisce per smentirci e lo fa sghignazzando. Quella promessa si era infranta il giorno in cui aveva incontrato Gloria, jeans strappati, un neo sul labbro e le fossette sulle guance quando sorrideva. O forse, ad essere onesti, non ci aveva pensato quel giorno; lì nella caffetteria aveva solo sentito in sottofondo il suo futuro squarciarsi come la tela di un noto pittore. Non poteva ancora immaginare i nuovi contorni che avrebbe assunto il suo dipinto, i colori che l'avrebbero animato, come le pennellate avrebbero riempito gli spazi vuoti, ma sentiva che il quadro di prima non esisteva più nella sua interezza, che avrebbe potuto esisterne un altro, al quale fino ad allora non aveva pensato. Questa idea di nuove possibilità e di un nuovo futuro si fece sempre più strada in lui, e ogni conversazione con Gloria lo trasformava, ogni sua parola era un tratto nuovo che appariva sul dipinto, con le setole del pennello che solleticavano la tela.
Erano andati a vivere insieme, si erano sposati, tutto procedeva con una velocità e una naturalezza inaspettate, mentre loro fluttuavano e danzavano con le ore. Altrettanto imprevista, arrivò, poi, la malattia. Gloria era sempre stanca e i suoi tentativi di sdrammatizzare e guardare dall'altra parte non facevano che peggiorare le cose: lui non era pronto per quella realtà, quell'urlo nero che ora incombeva sulla tela. In quegli stessi giorni, insieme alla diagnosi della malattia scoprirono anche della bambina. Era una femmina. Sarebbe diventato padre, alla fine.


Ogni Natale era una carezza sul collo con le mani ghiacciate; ogni Natale gli ricordava Gloria in un modo dilaniante e se riusciva a sopravvivere a quel dolore era solo per Sara, sei anni, un cappottino rosa più grande di lei, le fossette sulle guance quando sorrideva.

- Papà, quando facciamo l'albero?

- Presto, tesoro…

- Ma mancano pochissimi giorni a Natale!

- Hai ragione, ma lo sai che sono stato un po' impegnato, con le consegne e il lavoro...Ma domenica lo facciamo, promesso.

- E hai promesso anche di andare insieme a fare la spesa e di prendere il pandoro per i nonni!

- Hai ragione, dobbiamo prendere anche quello...Ci andiamo oggi, ok? E ho una sorpresa per te! Vieni qui, siediti.

La bambina si sedette a gambe incrociate sul pavimento e lui iniziò ad intrecciarle i capelli dorati con la naturalezza di un gesto sempre conosciuto, come se non avesse passato le ultime tre notti su youtube a guardare tutorial, sopportando le voci gracchianti di ragazze americane dall'aria competente e assertiva.

- Noo! - urlò lei raggiante – Hai imparato!

- Non pensavi eh...Mi sottovaluti...Settimana prossima chignon...Lo dico bene, vero? Chignon – disse enfatizzando la sua pronuncia con buffe smorfie.

La risata di Sara saltellò gorgogliante, pura e limpida come un ruscello tra i ciottoli. Farla ridere era ancora così facile… La notte lo tormentava il pensiero di quando, un giorno, quegli occhi così luminosi, vispi e sorridenti sarebbero stati offuscati da un'ombra, di quando le fossette sulle guance si sarebbero nascoste, di quando in casa non si sarebbe più sentita quella risata.
Lui avrebbe fatto di tutto per impedirlo, ma sapeva bene di non avere sulla vita il potere che avrebbe voluto, e che ogni suo tentativo di sopraffazione sul destino l'avrebbe visto perdente, umiliato e affranto, poiché a volte l'unica soluzione possibile è la resa.
Aveva rivestito gli spigoli dei mobili, coperto le prese elettriche, detto addio al gatto, cambiato automobile, cambiato lavoro, scelto la scuola migliore, controllato che mangiasse, che dormisse, che respirasse, in quelle prime notti senza Gloria, quando Sara ancora era così piccola nella culla da restare sveglio tutta la notte a fissarla, per assicurarsi che stesse bene. Eppure non avrebbe potuto controllare e prevedere tutto, non avrebbe potuto difenderla da ogni zona buia in cui avrebbe rischiato di perdersi.




(continua...)



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